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«Eterno secondo? No, Moelgg non sarà un altro De Chiesa»

L’ex azzurro dello sci italiano, mai vincitore, giudica il suo «successore»: «Ma lui presto sarà primo»

Paolo De Chiesa, con un Manfred Moelgg sul podio per ben 9 volte negli ultimi 13 mesi, ma mai vincitore, ci è venuto in mente lei: 12 podi di coppa del mondo ma mai la gioia del gradino più alto. Ricorda?
«Come no, ma non ho scuse, io non ero un vincente, almeno non nella fase due della mia carriera. Perché da bambino e poi da junior ho vinto tantissimo e quando non vincevo mi imbestialivo, tipica reazione dei vincenti. Nella fase due invece, dopo aver fatto il passo in coppa del mondo, è scattato qualcosa che mi ha cambiato, forse a 18 anni non ero pronto per quel passo, chissà... O forse c’è un altro motivo...».
Quale?
«Nel mio primo slalom di coppa, a Madonna di Campiglio, partivo con il numero 36 e chiusi la prima manche al 2° posto. Nella gara precedente, una Fis, avevo battuto il mio coetaneo Ingemar Stenmark in gigante, e proprio lui, Ingo, aveva sbagliato nella prima manche ed era solo 24°...».
Una bella occasione per ripetersi.
«Appunto. Ma Oreste Peccedi quel giorno mi convinse che nella seconda manche dovevo difendere il piazzamento, anche perché allora non c’era l’inversione dei trenta e chi partiva indietro nella prima partiva indietro anche nella seconda con la pista rovinata... “Devi arrivare” mi disse, così scesi coi freni tirati e arrivai, ma secondo. Chi vinse? Stenmark, per la prima delle sue 86 volte in coppa».
E non ci furono altre occasioni?
«Tante, ero sempre coi primi, ma quando chiudevo in testa nella prima finivo indietro, quando invece ero indietro recuperavo e magari finivo sul podio, ma vincere... niente».
Con Stenmark, Thoeni e Gros in pista non era facile vincere...
«Vincere non è mai facile, ma essere coetaneo del più grande di sempre non è stata una fortuna».
Anche Moelgg ha avversari forti, ma nell’ultimo slalom è finito dietro a Herbst, che prima aveva vinto una volta sola...
«Ma Manfred è ben diverso da me, lui non ha paura di vincere, lo ha dimostrato molte volte. Quando è davanti nella prima riesce ancora ad attaccare, l’errore poi ci sta, forse per diventare un vincente gli manca ancora qualcosa, ma io credo che ce la farà».
Rischia di farsi venire un complesso?
«Quando cerchi una cosa con insistenza e non la ottieni può anche venirti un tarlo mentale, ma non penso sia il suo caso, i ragazzi altoatesini sono molto più freddi degli altri e meno sensibili alle emozioni, forse sono anche più distanti dalle pressioni, perché vivono come isolati nel loro mondo».
Restano dei rimpianti a chi non è mai riuscito a vincere?
«Ci penso ogni tanto: sarei diverso se avessi vinto una medaglia o una gara di coppa? La risposta è sempre no. Non mi cambierei con Stenmark o con Tomba o con nessuno dei grandissimi dello sci. Anche perché nella mia vita ho ottenuto anch’io una grande vittoria, riuscendo a salvarmi da un incidente terribile che mi capitò all’apice della mia carriera, quando avevo 22 anni. Mi spararono nel collo, la pallottola sfiorò carotide e spina dorsale, ho rischiato la morte o per lo meno la paralisi totale, invece eccomi qua».
Ma la maggior parte dei suoi podi sono successivi a quel terribile 1978...
«E infatti è stata quella la mia grande vittoria, riuscire a tornare fra i primi del mondo. Ma non ho mai più sperato di vincere, perché il mio credito con la fortuna ormai era estinto e chi non è un fuoriclasse ha bisogno anche di quella per battere tutti. Io, vero miracolato, non potevo pretendere più nulla».
Torniamo a Moelgg.
«Mi piace come scia, nell’ultima gara mi ha incantato, credo sia stata la sua migliore, perché è riuscito a stare aderente al terreno, senza quei rimbalzi che spesso non riesce a gestire e gli fanno perdere tantissimo. Deve lavorare su quello».
Ha qualche consiglio da dargli?
«Sì, quello di non farsi prendere dalla voglia di polivalenza. Che si concentri sulle gare in cui va forte, gigante e slalom. SuperG e discesa ok, ma solo in allenamento, anche perché lui ha sofferto tanto mal di schiena e deve essere cauto... Insomma, non faccia come Rocca, che si è quasi rovinato per voler fare tutto».
Gli porteremo fortuna per oggi a Zagabria?
«Quella pista piatta non la vedo troppo adatta a lui... ma spero di sbagliarmi!».

In tv: slalom di Zagabria ore 10.

15, 13.15 (Rai 2 e Rai 3)

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