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Eto’o cuore ingrato. Come Ronaldo, Ibra, Mou...

Non è un detto meneghino, anzi. Ma chiagne e fotte è l'immagine giusta per spiegare il caso. Dunque Samuel Eto'o saluta e parte per vestire la maglietta bianca e verde dell'Anzhi o Anji, squadra di calcio di una terra improbabile, dicesi Daghestan la cui capitale è Makhachkala. Con qualche spicciolo in libreria il camerunense ha acquistato un atlante per capire da che parte andrà a giocare a pallone. L'Inter? Beh, è stato bello, anzi bellissimo, scudetti, coppe, tituli come piovessero ma la vita impone delle scelte e allora la ditta traslochi sta imballando la mobilia, Eto'o abbandona Montenapoleone per il Caucaso. Questa è la storia dei grandi interisti dell'ultimo impero, Moratti si affeziona ai suoi giocattoli che lui definisce «fantastici» e/o «simpatici» ma costoro, sul più bello, gli voltano le spalle, ingrati, la fedeltà nerazzurra è una promessa da marinaio.
Ronaldo non fece tale e quale? Le lacrime del cinque di maggio sembravano l'atto di amore eterno, ma era un "ei fu", il Fenomeno già si organizzava per andarsene a Madrid, mica per la corrida ma per giocare nel grande Real. Ronaldo fuggì come un ladro, senza nemmeno salutare i compagni di squadra. E Moratti se lo vide poi, addirittura, rientrare a Milano ma all'indirizzo rossonero. Come Zlatan Ibrahimovic, un altro che rivelò ai fanatici e colti dell'interismo di essere nato e cresciuto tifoso della Beneamata e di avere, dunque, finalmente realizzato il sogno della carriera. Idem come sopra, via da Milano per la Spagna e quindi rientro a Malpensa per il Milan «sono qui per vincere tutto».
Come dimenticare l'immagine straziante di Josè Mourinho, afflitto insieme con Materazzi Marco, contro un muro bianco dello stadio Santiago Bernabeu di Madrid. Era una notte di fiesta grande, per l'Inter piena di tituli, erano lacrime di atroce dolore, uno se ne stava andando, l'altro, invece restava solo e solitario con tutti i suoi tatuaggi. Il portoghese doveva frignare, dare un segno del proprio tormento per una scelta sofferta, il Real Madrid, pure lui via da Milano per la Spagna, mannaggia che vizietto. E i tifosi nerazzurri di nuovo delusi tenendo in mano il bastoncino dello shangai, sta a vedere che prima o poi la montagnetta si sgretola. Detto, tra parentesi, che pure l'altro piangente, Materazzi, se ne è ito, deluso per il trattamento riservatogli dopo dieci anni di onorata professione (ma un posto in società gli è già stato assicurato), ecco che Samuel Eto'o si aggiunge alla lista dei cori ingrati. Dopo la finale di coppa Italia così aveva detto: «Ho parlato con Moratti e quando parla il presidente posso dire solo sì, quindi resto all'Inter. Sta per iniziare una stagione difficile e dobbiamo lavorare per rendere felici i nostri tifosi». Eto'o va capito, Moratti è un imprenditore che si occupa di petrolio, Suleyman Kerimov, il residente dell'Anzhi, tratta lo stesso articolo, il prezzo della benzina sale, Kerimov vive anche con i proventi del gas e delle banche di cui è proprietario. Il fenomeno del Camerun si è sistemato, dunque, per il resto dell'esistenza propria e dei suoi parenti. L'Inter? Avanti il prossimo, la maglietta è pronta, bastano un bacio e la promessa di amore eterno.
Post scriptum: non ho citato Quaresma.

Non se ne hanno più notizie anche ad Istanbul.

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