Europa in cerca d’identità

Gianni Baget Bozzo

L’Europa vive una fase di cambiamento, in cui anche le posizioni più certe vengono scosse. Niente pareva più sicuro che il successo di Tony Blair in Gran Bretagna, soprattutto dopo la coraggiosa gestione che egli aveva fatto degli attentati terroristici islamici a Londra. Però proprio la sua politica nei confronti della legislazione sul terrorismo con il prolungamento della detenzione senza processo dei supposti terroristi islamici, è stata rigettata dai deputati laburisti, obbligandolo a ridurne i termini. E i conservatori, su questo punto, non l’hanno sostenuto. La presidenza Chirac ha cominciato la sua crisi con la sconfitta del progetto di Costituzione Europea nel referendum, nonostante egli avesse giocato tutta la sua autorità sul sostegno al progetto. L’insurrezione delle periferie pone in modo più drammatico il problema che si era già posto con il successo del Fronte nazionale alle elezioni presidenziali che aveva obbligato i socialisti a votare per Chirac, ma aveva indicato anche uno scisma nella società francese. I fatti di Parigi, estesi alla Francia, indicano che la frattura sociale ha ora dimensioni etniche e che l’integrazione nella forma giuridica dello Stato, nella cittadinanza, non rende compatibili i cittadini e gli immigrati di cultura islamica e subsahariana con la società francese. Il riconoscimento legale non include l’inserzione sociale né l'integrazione economica. I gruppi etnici e religiosi non si fondono, rimangono definiti dalla loro identità, non pensano a diventare culturalmente francesi anche se diventano giuridicamente cittadini. Né i francesi di origine pensano di poter accogliere i cittadini e gli immigrati di diverso gruppo etnico come a loro socialmente omogenei. L'entità legale della Repubblica francese non diviene più in alcun modo identità culturale e sociale. Del resto quale concetto ideale corrisponde oggi alla Francia se non la nuda cittadinanza, la nuda legalità, troppo poco per dare ai cittadini di terza generazione e agli immigrati l'identità francese? Gli immigrati portano la loro identità; e dall’Africa nera e non soltanto da essa, giunge persino la pratica della poligamia.
Chirac aveva pensato di assorbire la differenza abolendo l’ostensione della identità islamica degli immigrati, proibendo i segni religiosi. Si è trovato di fronte ben altro problema che l’uso pubblico dello chador.
Paradossalmente non potremmo chiamare fondamentalisti gli insorti delle periferie francesi, ma certamente presentarli come moderati indica che il linguaggio politico occidentale non è in grado di esprimere i problemi che oggi suscita l’emersione dell’identità islamica come l’identità primaria.
In Germania nasce la grande coalizione ma essa è assai diversa da quella degli anni ’60. Allora vi era la guerra fredda e la Repubblica comunista dell'Est, l’unità tra democristiani e socialdemocratici era fondata sul valore primario della democrazia. Ed essi erano i soli partiti. Oggi a sinistra esiste un partito di estrema sinistra del 9% che unisce postcomunisti dell’Est e radicali dell’Ovest ed è tanto forte da influenzare anche la scelta del segretario del partito socialdemocratico, così da indurre il presidente del partito e capo della delegazione socialdemocratica al governo, Franz Motefering, a dare le dimissioni da presidente del partito. Il leader della Csu, Stoiber, rifiuta di entrare nel governo. Inoltre a destra della Cdu-Csu vi è un forte partito liberale che ha aumentato i suoi voti a scapito dei partiti cristiani anche in Baviera nelle elezioni politiche. E i Verdi possono riprendere spazio dal loro rimanere all’opposizione. Il programma della coalizione è un programma di compromesso e sarà criticato da destra e da sinistra da formazioni opposte ai partiti di governo. Ma sopra ogni cosa grava ora la questione dell’espansione del terrorismo islamico su base irakena anche a territori fuori del Paese, come è accaduto in Giordania. Anche il modello che sembrava avere più successo tra quelli della sinistra, il socialismo spagnolo, comincia a sentire l’usura della sua politica radicale, che lo ha condotto all’urto con la Chiesa spagnola. Non a caso Zapatero ha mandato la vicepresidente del Consiglio a colloquio a Roma con il cardinale Sodano in base al concordato che governa i rapporti tra Chiesa e Stato in Spagna per trovare un compenso all’urto con l’episcopato spagnolo: e Zapatero riceve a Madrid i rappresentanti del Movimento cattolico per l’educazione che ha portato nella capitale spagnola un milione di persone. Inoltre la sua revisione di fatto della Costituzione spagnola aumentando i poteri delle regioni, sino a riconoscere la Catalogna come nazione e quindi come Stato potenziale, avendo di fronte l’ancor più radicale problema posto dal presidente di un paese basco autonomo dallo Stato spagnolo ed associato ad esso soltanto da un trattato, crea problemi che sembravano risolti con la Costituzione spagnola del ’76. A Ceuta e Melilla il governo spagnolo ha dovuto per la prima volta far sparare contro coloro che spingevano per immigrare in Spagna, sia pure con l’intermediario della polizia marocchina.
In Polonia il governo dei postcomunisti è stato sonoramente battuto dai partiti di centrodestra.
In Italia, l’Unione, che guida i sondaggi, ospita nel suo seno differenze culturali irriducibili.

Sono tutti problemi che hanno al centro i problemi posti dall’immigrazione e dal terrorismo islamico, ma che hanno per ultimo oggetto l’identità stessa delle nazioni europee e per questo nel senso dell’Unione Europea.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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