Europa League, Juve ok La Roma paga 6' di follia

L’Ajax non punge, i bianconeri non subiscono reti dopo 15 partite. Ennesimo infortunio: tocca ad Amauri. Ora c'è il Fulham. Giallorossi eliminati: in vantaggio col Panatinhaikos, subiscono 3 gol a fine primo tempo

Europa League, Juve ok 
La Roma paga 6' di follia

Nessun gol subìto ed è notizia da prima pagina (ovviamente per giornali sportivi...). Juve che non ti aspetti. Vero, poteva fare meglio, soprattutto dopo le ultime partite, ma pronta ad aprire la via d’Europa al resto dell’Italia calcistica. Si dice Europa League, Europa di serie B ma sempre Europa che vale qualche spicciolo di pallone. Juve che incassava almeno una rete da 15 partite e stavolta ha fatto muraglia, ovviamente senza negarsi un pizzico di thrilling. Cosa chiedere di più? Ed ora se la vedrà con il Fulham di Roy Hodgson che ha pareggiato 1-1 a Donetsk con lo Shaktar (andata 2-1)
Juve rimasta aggrappata alla qualificazione, confidando nei gol dell’andata più che sulle mosse di ieri sera. D’accordo, giocava in poltrona, poteva permettersi due risultati su tre, ma l’Ajax non aveva Suarez, ovvero il cannoniere principe, e forse non aveva messo in valigia nemmeno un gran cuore. Gli olandesi si sono alternati con gli juventini nella gestione della partita.

Ma se i bianconeri, nel primo tempo, hanno cercato e inseguito il gol, nella ripresa l’Ajax ha tenuto bacchetta per un po’ troppo tempo, e senza cavarne gran cose. Il pubblico di Torino cercava dalla gente sua la conferma degli ultimi squilli. Qui c’è stato un gran rullare di tamburi, peccato che allo svelarsi del sipario troppa gente si sia fatta trovare in mutande, anziché in abito da sera. Juve ben quadrata in difesa, la coppia Chiellini-Legrottaglie sta dimostrando di valere il posto fisso in campo, lasciando quello fisso in panca a Cannavaro. Centrocampo intrigante con il frizzantino di Marchisio e l’eterno «sogno o son desto» di Felipe Melo. Attacco che ha dovuto rivisitarsi dopo dieci minuti, quando Amauri ha alzato le braccia al cielo, forse per imprecare (ma non è roba da timorato di Dio come il brasiliano), certamente per annunciare che la sua serata era chiusa. Pare un risentimento al nervo sciatico, se non qualcosa di muscolare. L’ingresso di Trezeguet ha messo il buon umore a tanti, ma a gioco lungo Trezegol si è inabissato.

Comunque la solita sinfonia stonata della Juve: con questo ha raggiunto i 49 uomini in infermeria: Buffon, Grosso (ieri sera fermo) e appunto Amauri gli ultimi della serie. Si è fatta sentire subito l’assenza del portierone, che mancherà in almeno quattro partite decisive per il campionato con vista Champions. Manninger ha scaldato stadio e tifosi, raffreddato i compagni, con un paio di prese incerte, uscite sbilenche, un campionario di amenità non proprio rassicuranti.

Buon per lui che l’Ajax non ha ingranato subito e la Juve sia riuscita a rovesciare il fronte d’attacco andando a mettere tremori e timori agli olandesi: Sissoko è stato ciclonico, spedendo palla sul palo con una testata (certo, colpo di testa sarebbe riduttivo) che deve aver messo buon umore. Legrottaglie e Chiellini sono stati gladiatorii in difesa, ma spettacolari corazzieri nei colpi di testa in attacco. E l’Ajax ha tremato. Legrottaglie, per due volte, ha sfiorato il gol e quelle sono state le occasioni più godibili della Juve in tutta la partita. Non ce l’ha fatta Del Piero con le sue punizioni e nemmeno Diego con zizzagare divagante, ma inutile. In realtà, il brasiliano si è dato gran daffare, ma al tirar delle somme la sua partita è scivolata via come una saponetta dalle mani.

È stata Juve double face: invitante nei primi trequarti d’ora, rintanata nei suoi quartieri, quasi intimidita e senza forza nella ripresa. Zaccheroni ha provato a inserire Camoranesi e Candreva, ma uno è convalescente, l’altro a caccia di una identità. Si è persa in qualche mischia di troppo, ha trovato gioco continuo e volonteroso nei giocatori esterni, ancora una volta ha mollato a centrocampo.

Ha prodotto pochi pericoli, ne ha subito altrettanto pochi: un colpo di testa di Pantelic e una conclusione del diciottenne Eriksen. Ajax molto giovane, acerbo, la solita squadra con un brillante futuro, che non diventa mai presente. Juve con un passato e sempre alla ricerca del futuro che le restituisca il passato. Alla prossima.

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