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Migranti, il silenzio delle Ong sui 3mila morti nella rotta per la Spagna

Sono quasi 1400 in più rispetto a quelle registrate nel Mediterraneo centrale nella rotta verso l'Italia, eppure si continua a puntare il dito contro il governo Meloni

Migranti, il silenzio delle Ong sui 3mila morti nella rotta per la Spagna
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L'anno sta finendo ed è tempo di bilanci, non richiesti ma necessari. È stato un altro anno di migrazioni irregolari verso l'Italia e, in generale, verso l'Europa e il nostro Paese continua a essere al centro dell'attenzione. La rotta del Mediterraneo centrale è stata ancora una volta quella più frequentata e, di conseguenza, anche una delle più letali. Ma non la più letale, come invece viene raccontato nella narrazione che vuole il governo Meloni responsabile di ogni morto in mare. Anche di recente, per un naufragio avvenuto al largo delle coste tunisine, le solite organizzazioni non governative hanno puntato il dito contro l'esecutivo italiano ma la realtà che si cerca di nascondere è ben diversa, perché esistono rotte ancora più mortali verso l'Europa, anche via mare, che per motivi non noti vengono ignorate e non considerate. Non vi operano le Ong, non vengono portate all'attenzione dei media e, soprattutto, le vittime non ricevono le stesse attenzioni.

È il caso delle rotte che conducono verso la Spagna, dove tra il 1° gennaio e il 15 dicembre 2025, 3.090 persone hanno perso la vita o sono scomparse durante gli attraversamenti di frontiera nella regione di confine euro-africana occidentale, tra cui 192 donne e 437 bambini e adolescenti. Sono i numeri presenti nel rapporto realizzato dalla Ong spagnola "Ca-minando Fronteras" che da anni cerca di mantene un faro acceso sulle tragedie che sembrano non interessare nemmeno le altre Ong, troppo impegnate a dispiegare l'intera flotta nel Mediterraneo centrale e a puntare il dito contro il governo Meloni per rendersi conto di quello che accade sull'uscio del Paese governato dal socialista Pedro Sanchez.

"L'analisi completa delle diverse rotte migratorie documenta 303 tragedie, con particolare attenzione a 70 barche scomparse senza lasciare traccia, indicando un aumento del rischio e delle condizioni estreme affrontate durante questi viaggi", scrive l'organizzazione, che tra le cause di questo aumento inserisce anche "l'omissione del dovere di salvataggio, la tardiva o la mancata attivazione dei meccanismi di ricerca e salvataggio e la mancanza di coordinamento tra gli Stati coinvolti". È una denuncia esplicita quella della Ong spagnola, perché non viene attenzionata dalle altre organizzazioni? "La rotta algerina verso lo Stato spagnolo è diventata la più utilizzata e una delle più pericolose, superando la rotta atlantica verso le Isole Canarie. Lungo questa rotta, 1.037 vittime sono state documentate in 121 tragedie marittime", prosegue l'Ong.

Nel Mediterraneo centrale quest'anno si sono registrate 1700 perdite circa: e per quanto sia doveroso sottolineare che ogni morte è una sconfitta, è altrettanto necessario mettere in evidenza lo sbilanciamento dei numeri rispetto alle attenzioni che vengono dedicate al Mediterraneo centrale e alle altre rotte. Per tale ragione si insinua il dubbio che si tratti sempre e solo di politica.

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