Europa

Ora Rackete si candida e molla i migranti: "Ho solo dato una mano..."

L'ex capitana della Sea Watch candidata al Parlamento Europeo propone un tetto al reddito, tasse sui profitti e patrimoniali. Ora le battaglie green sono la sua priorità. E sui migranti ammette: "Non ho esperienza"

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Uno spettro si aggira per l'Europa: quello dell'estremismo ecologista. Nonostante i disastri provocati dalla folle corsa al green, nel Vecchio Continente c'è chi continua a credere che il futuro debba avere i connotati dell'ambientalismo duro e puro. Carola Rackete, l'ex capitana della Sea Watch 3, è proprio tra questi. Candidata al Parlamento Europeo con l'ultra-sinistra tedesca, l'attivista è la fautrice di un modello politico che lei stessa definisce come "ecosocialismo", concetto dietro al quale in realtà si nascondono le solite idee anticapitaliste anti-profitto.

Rackete teorizza infatti un modello pronto a combattere il benessere economico a colpi di tasse ed espropri. Detta così potrebbe sembrare un'esagerazione, una cosa fuori dal tempo, eppure l'ex capitana della Sea Watch sembra proprio su questa linea d'onda. "Personalmente non so perché qualcuno avrebbe bisogno di più di 2 milioni di euro di patrimonio privato", ha spiegato infatti in un'intervista alla rivista Jacobin, con argomentazioni dal retrogusto comunista. "Penso che un tetto al reddito sia positivo", ha affermato, suggerendo poi ulteriori misure (anti)economiche di suo gradimento: "aumentare l'imposta sulle successioni, introdurre un’imposta sul patrimonio e tassare i profitti eccedenti".

Non osiamo nemmeno immaginare cosa accadrebbe se, in un ipotetico futuro, qualuno trovasse il modo di attuare anche una sola di quelle proposte. Per la già claudicante Europa sarebbe un disastro. Secondo Rackete, oggi il Vecchio Continente avrebbe bisogno di una sinistra sempre più green (si salvi chi può). "Il semplice ritorno a questo modello di socialismo non sarebbe più appropriato oggi. A quel tempo c’era una crescita dell’industria pesante, un massiccio inquinamento e non si pensava ai confini planetari", ha sostenuto Carola, secondo la quale "ciò che serve è una forma di ecosocialismo che non sia basata sul passato. La situazione ecologica è così urgente che gli aspetti ecologici e sociali possono essere risolti solo insieme".

Tradotta in concretezza, la ricetta politica non è in realtà inedita ma è solamente una forma più oltranzista di quella perorata oggi dalla sinistra europea promotrice del Green Deal. "I sussidi agricoli devono innanzitutto essere mantenuti e pagati specificamente per i servizi sociali ed ecologici degli agricoltori", ha ad esempio detto l'attivista tedesca, immaginando una realtà nella quale il profitto di chi lavora appare in secondo piano rispetto alle battaglie per l'ambiente.

Stranamente nella propria intervista l'ex capitana della Sea Watch non ha menzionato il tema dell'accoglienza dei migranti di cui era stata una paladina. E così, a una specifica domanda sull'argomento, ha risposto: "Sono un'ecologista conservazionista di professione. Ho un master in ecologia e ho lavorato molto nella regione polare. Faccio anche campagne di conservazione e protezione ambientale. Voglio contribuire con la mia esperienza e conoscenza specialistica e non essere il volto di un argomento in cui ho solo dato una mano. Mi è piaciuto molto farlo, ma è un settore in cui non ho esperienza". Quello dell'assistenza i migranti, insomma, era solo un impegno pro-tempore ora scalzato da altre priorità.

Con buona pace dei profughi, che intanto continuano a sbarcare.

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