Qatargate

"Una scena socialista del crimine". Gli intrecci della Droi, la commissione sui diritti

Per il Ppe i socialisti usavano la commissione Droi, di cui Panzeri era presidente, per screditare i rivali del Qatar

"Una scena socialista del crimine". Gli intrecci della Droi, la commissione sui diritti

Lo scandalo Qatargate si amplia a macchia d'olio e per effetto del coinvolgimento dello storico alleato e amico Antonio Panzeri la deputata italo-belga del Partito Socialista Europeo Marie Arena si è dimessa da presidente della commissione per i diritti umani (Droi) dell'emiciclo di Strasburgo. Questa commissione è finita al centro di molte critiche, essendo stata in passato presieduta dallo stesso Panzeri capace di trasformarsi, secondo il capogruppo del Partito Popolare Europeo Manfred Weber, in una "scena socialista del crimine".

Per l'eurodeputata leghista Susanna Ceccardi, invece, Arena aveva un "atteggiamento molto poco istituzionale" e tendeva ad "attaccare" Paesi come Israele e gli Emirati Arabi Uniti, che hanno relazioni turbolente con il Qatar, Stato al centro dello scandalo di presunta corruzione che ha scosso la Sinistra continentale.

"Nel 2020 ho presentato un'interrogazione all'Alto Rappresentante Josep Borrell, in cui chiedevo se c'erano delle preoccupazioni nell'Ue per i finanziamenti del Qatar alle moschee in Europa e quali erano i rapporti con Doha", racconta Ceccardi all'AdnKronos. Borrell "rispose che non si rilevavano preoccupazioni tali per cui l'Europa dovrebbe rivedere i suoi rapporti con il Qatar. Penso che questa interrogazione diventi ancora più importante, alla luce di quanto è emerso".

Arena non risulta indagata nello scandalo Qatargate. Ma dal Ppe hanno fatto sapere che manderanno una lettera-appello alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, per chiedere che tutte le attività della suddetta sottocommissione siano sospese fino a quando le indagini avviate per sospetta corruzione non saranno concluse e non sarà intrapresa una revisione radicale del suo lavoro. A firmare la missiva Rasa Jukneviciene (lituano), presidente del gruppo di lavoro sulle politiche esterne, Michael Gahler (Cdu tedesca), coordinatore della commissione AFET (affari esteri) e Isabel Wiseler-Lima del Lussemburgo, coordinatrice della sottocommissione Droi.

L'Ong Fight Impunity ha beneficiato dei rapporti con la Droi di Panzeri, suo fondatore, secondo quanto ricorda il Corriere della Sera: "fondata nel 2019, l'Organizzazione non governativa di Panzeri non si è mai iscritta al registro della trasparenza, atto obbligatorio per ricevere qualunque finanziamento. Nel 2021 ha stipulato un contratto da 143 mila euro con l'Ufficio studi del Parlamento europeo. Per farlo, era necessario avere la certificazione da parte di almeno un organismo interno. Ci avrebbe pensato la sottocommissione Droi", che ha seguito una procedura non illegale ma alla cui base i legami politici hanno ottenuto la priorità su tutto il resto.

Fight Impunity ha presentato rapporti duri contro Paesi come glI Emirati Arabi Uniti, accusandone le influenze malevole su Strasburgo per danneggiare Paesi come Turchia e, non a caso, Qatar. Sicuramente un intreccio tale da rendere difficile pensare che questa commissione sia da ritenere, ad oggi, al di sopra di ogni sospetto, perlomeno sul caso Qatar.

Ribadendo che né Arena né altri membri socialisti del gruppo sono indagati, sottolineiamo che il problema è squisitamente di natura politica. Troppe le connessioni attive tra Droi e Fight Impunity, che ha tenuto il suo evento di lancio nel dicembre 2019 – "Un dibattito nell'impunità mondiale", con Panzeri presentato come ex presidente Droi e la Arena e Andrea Cozzolino, membro del gruppo sui diritti umani, in tribuna, per passarci sopra senza pensare a un radicale ripensamento della struttura e, soprattutto, dei poteri della presidenza.

Che rischiano di trasformare la sacrosanta causa dei diritti umani in un'attività di dossieraggio.

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