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La sfida Ue: contrastare la pedofilia online senza violare la privacy

Allo studio attualmente una legge che permetta di individuare contenuto pedopornografico online, l'ostacolo maggiore però, nel tentativo di tutelare i minori, è la tutela della privacy

La sfida Ue: contrastare la pedofilia online senza violare la privacy

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I dati sulle violazioni dei diritti dei minori online destano sempre maggiore preoccupazione. La percezione assai diffusa è che non ci siano rimedi efficaci per frenare fenomeni che rischiano di rendere la Rete un regno insicuro e tossico soprattutto per le nuove generazioni. Se n’è parlato nei giorni scorsi in occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, che si celebra da anni per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla lotta contro gli abusi sui minori.

Gli autori dei reati sono spesso incensurati

Secondo i dati della Polizia postale, nei primi tre mesi del 2023 sono stati già 56 i minori di età inferiore ai 13 anni adescati in Rete, mentre sono 34 le vittime adolescenti. Vengono solitamente agganciate da adulti pedofili online che vogliono parlare di sesso, proporre scambi di immagini intime e avvicinarle per un incontro. Le persone denunciate l’anno scorso sono 1.466, mentre 299 quelle denunciate nei primi tre mesi del 2023. Sono spesso uomini, italiani, incensurati e con un’età media inferiore ai 50 anni i soggetti che vengono identificati come responsabili di reati legati alla pedopornografia. Il 77% di loro ha un'età inferiore ai 49 anni e un'età media di 37 (dati 2020-2022) e la maggior parte di loro è spesso sposata o con una relazione sentimentale stabile.

Le diverse modalità di approccio dei pedofili

Negli ultimi tre anni (2020, 2021, 2022) sono stati in totale 866 i bambini approcciati da adulti nei social e nella app di gaming, anche in situazioni in cui i bambini sono convinti di essere al sicuro. E sono spesso parenti o persone molto vicine alla famiglia delle vittime a compiere le azioni di abuso più gravi. Le modalità degli adescamenti cambiano a seconda dell'età e del genere: i bambini più piccoli di 10 anni vengono spesso agganciati in piattaforme di gioco online, dove gli adulti si infiltrano offrendosi di aiutare i piccoli a vincere le partite, scambiando confidenze e poi cercando di passare su circuiti di messaggistica. Le adolescenti vengono attirate soprattutto sui social network, attraverso like e messaggi di apprezzamento sull'aspetto fisico, mentre i ragazzi sono adescati con la promessa di sessioni di sesso virtuale con sedicenti coetanee. Tuttavia, va aggiunto che cresce anche il numero dei minorenni indagati per pedopornografia. Nel 2022 sono stati 150 i ragazzi segnalati all'autorità giudiziaria: erano appena 20 nel 2016 e 49 nel 2021. In media hanno 15 anni.

I possibili rimedi e i rischi per la privacy

Un anno fa la Commissione europea ha presentato un disegno di legge che prevede l’obbligo per i fornitori di servizi di hosting e di comunicazione (chat, posta elettronica, messaggistica) di installare tecnologie di rilevamento automatico del materiale pedopornografico, ad esempio immagini di abusi sessuali sui minori. Tuttavia, la proposta viene vista con sospetto perché comporterebbe la sorveglianza di tutte le chat private dei cittadini europei, anche quelle crittografate come WhatsApp, con rischi concreti di violazione della privacy.

Sono dunque allo studio anche altre soluzioni per combattere efficacemente la pedopornografia online.

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