
È trascorsa quasi una settimana da quando Ilaria Salis ha avuto salva l'immunità per un solo volo al Parlamento Europeo. Un voto che ha destato perplessità anche per presunti malfunzionamenti nella pulsantiera, che sono stati segnalati ma non considerati e che, quindi, hanno permesso al voto di essere registrato. Salis, quindi, può festeggiare e 5 giorni da quella votazione, che l'ha di fatto salvata dal processo in Ungheria a differenza di altri antifà che, invece, si sono regolarmente sottoposti al processo e sono stati condannati, continua a festeggiare. Ma fa anche di più, perchè come ha cercato di fare fin dall'inizio, sta provando a trasformare il voto sul suo singolo caso in qualcosa di collettivo, convinta di essere il simbolo di qualcosa. La verità è che il suo è stato un caso quasi unico nella storia dell'Unione europea di parlamentare che ha mantenuto l'immunità per un'accusa di reato antecedente all'elezione.
"Ancora faccio fatica a realizzare quello che è successo. Sono naturalmente molto felice: hanno vinto le ragioni che ho sempre sostenuto, e soprattutto posso tirare un bel sospiro di sollievo. Inoltre, l’approvazione in Parlamento della relazione della Commissione JURI — che riconosce il fumus persecutionis — è un risultato importante, per Maja e per tutti", ha scritto in un post su Facebook, aggiungendo che "e autorità di tutti i Paesi dovranno tener conto che nell’Ungheria di Orbán non può esserci un processo giusto per gli antifascisti e per gli oppositori politici. La battaglia continua". Secodo quanto detto da Salis, quindi, qualunque soggetto che si dichiari antifascista e che andasse in Ungheria a compiere reati potrebbe godere di una sorta di immunità giuridica. Almeno nel suo modo di pensare, perché poi la realtà è diversa.
"Ma in questa gioia si proietta anche un’ombra. Un solo voto di scarto non è una buona notizia: rivela quanto sia ormai profonda la deriva autoritaria di un’Europa che si dice democratica ma fatica ad esserlo per davvero. Oggi come in passato, le forze del fascismo riescono a trascinare con sé una parte consistente dei liberali — molto più liberisti che liberali —, incapaci di dimostrarsi coerenti ai propri valori. La pressione dell’estrema destra funziona", ha accusato l'europarlamentare cercando di avvalorare la propria tesi: "E allora sì, questo voto ci dice anche un’altra cosa: che in tempi di crisi e di ridefinizione sistemica come quelli che stiamo vivendo, quando paura e conformismo spingono molti ad assecondare l’arbitrio del potere invece che difendere libertà e diritti acquisiti, la democrazia che abbiamo conosciuto sinora — una democrazia formale, fragile, spesso ipocrita — non basta più".
È necessario, è la sua conclusione, "inventarne un’altra: più profonda, più sostanziale, più forte. Una democrazia reale, che possa finalmente diventare il terreno vivo di un progetto socialista".