Roma - La Camera ha approvato la riforma della legge elettorale per le Europee. Il testo passa ora al vaglio del Senato. La novità più grande, frutto dell'accordo tra Pdl e Pd, è lo sbarramento al 4%. Quella soglia d'ingresso contro la quale si sono battuti con tutte le forze i piccoli partiti. Alla fine i voti a favore sono stati 517; 22 i contrari. Due gli astenuti. A schierarsi contro la legge é stato il gruppo misto e i deputati radicali eletti nel Partito democratico. La battaglia dei piccoli andrà avanti, anche se ormai le speranze di spuntarla, politicamente parlando, sono ridotte al lumicino. Qualcuno pensa già ai ricorsi da fare, fino alla Corte costituzionale.
Respinti tutti gli emendamenti Lo stato maggiore del Pd si è presentato al gran completo per votare gli emendamenti alla riforma elettorale. Alle votazioni hanno partecipato, fra gli altri, Walter Veltroni, Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani, Piero Fassino ed Enrico Letta. Tutti gli emendamenti presentati alla fine sono stati respinti. Il solo Mpa ne aveva presentati più di 1800. Sfumato per la mancanza delle firme necessarie il ricorso al voto segreto, come qualcuno aveva richiesto.
La protesta dei piccoli Temevano di essere spazzati una volta per tutte. E per evitarlo si sono battuti con il coltello tra i denti. Senza fare gli schizzinosi, guardando alle diverse ideologie, i leader delle piccole formazioni politiche - Riccardo Nencini del Partito socialista, Clemente Mastella dell'Udeur e Paolo Ferrero di Rifondazione comunista - si sono ritrovati, tutti insieme, per protestare davanti al Quirinale, a Palazzo Chigi e a Montecitorio. Con loro anche verdi, liberali e molti altri ancora. La protesta è proseguita sin dentro alla Camera sino alla sospensione dei lavori.
Seduta sospesa Hanno cominciato urlando "democrazia, democrazia", poi hanno tirato dalla tribuna sui banchi della presidenza di Montecitorio manifestini contro l’intesa di Pd e Pdl sulla riforma elettorale per le europee. La protesta dei piccoli partiti riuniti nel "Comitato per la democrazia" ha costretto il presidente Fini a sospendere la seduta.
I volantini riproducevano una locandina cinematografica. Titolo del film "Legge truffa ’09", regia di Veltrusconi, si legge. L’immagine era quella di Berlusconi in bombetta e abito grigio, sullo sfondo il Colosseo. In primo piano, invece, una mano che tiene dei soldi. "È il denaro del finanziamento pubblico - ha spiegato il segretario del partito socialista Riccardo Nencini - che con la nuova legge viene suddiviso solo tra i partiti più grandi, senza risparmio per gli elettori".
Striscioni in piazza Due gli striscioni srotolati davanti al Quirinale. Il primo del Partito socialista con la scritta "Veltroni a Berlusconi: vengo da sinistra(to), me ne vado a(d)destra(to). Il Ps è contro lo sbarramento del 4%". Il secondo di Rifondazione comunista con lo slogan "Veltroni vuole distruggere la sinistra ed emarginare la Cgil".
Mastella: umiliazione insopportabile Il leader dell'Udeur ha parlato di "umiliazione insopportabile" e di "offesa alla libertà e al pluralismo che sono componenti essenziali della democrazia". "L'anno scorso - ha detto l'ex Guardasigilli - sono stato buttato via in maniera ignobile. Ora rischio di pagare due volte anche perché, come i fatti stanno dimostrando ci sono state gravi irregolarità nei miei confronti". Mastella ha detto che "non è accettabile che si decida di cambiare le regole del gioco mentre è già partita la raccolta delle firme per le candidature a Strasburgo".
Bobo Craxi: "Ci rivolgeremo alla Corte costituzionale" Il dirigente del Partito socialista ha detto che "non è legittimo cambiare le regole quando è già partita la campagna per la raccolta delle firme. Al Pd diciamo che un certo numero di amministrazioni locali che si accingono a fare con i partiti minori non avranno luce. A rischio sono anche quelle in carica". Craxi ha escluso categoricamente che il suo partito possa accettare dal Pd alcune candidature come diritto di tribuna "perché Veltroni e i suoi amici sono a questo punto complici dell'assassinio politico della democrazia".
D'Alema non ha votato Quando il gruppo del Pd alla Camera ha dato l’ok all’introduzione della soglia di sbarramento si è registrata una defezione importante. Massimo D’Alema, infatti, non era presente al momento del voto. Ha lasciato la riunione dopo poco tempo: "Ho un impegno", ha detto ai cronisti che gli hanno chiesto il motivo della sua uscita in anticipo. Poi si è regolarmente presentato in aula per la votazione.
Veltroni amareggiato "Ho provato una certa amarezza nel leggere in questi giorni posizioni e dichiarazioni inaspettate". Ha iniziato così Veltroni il suo intervento a chiusura della lunga assemblea del gruppo democratico alla Camera, riunito per votare sull’accordo raggiunto con la maggioranza. "Mi chiedo come si fa a sostenere l’articolo 49 della Costituzione e poi sostenere il modello elettorale tedesco, che prevede una soglia di sbarramento del 5 per cento. Delle due - ha osservato Veltroni - l’una".
La lettera di Napolitano Il Quirinale tiene "ben presente" le preoccupazioni manifestati dai partiti minori che rischiano di essere esclusi dall’Europarlamento a causa dello sbarramento elettorale al 4% previsto nel testo di modifica della legge elettorale in discussione da oggi alla Camera. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella lettera ai componenti del Comitato per la democrazia aveva assicurato i partitini: "Le vostre preoccupazioni sono state ben presenti alla mia attenzione, avendo più volte avuto modo di discuterne con voi e con numerosi altri esponenti politici e di governo nelle diverse occasioni di incontro su questi, come anche su temi più generali del confronto politico e del dibattito sulla riforma delle istituzioni". "Sulle leggi elettorali, nazionale ed anche europea, sono intervenuto a più riprese, auspicando modifiche tempestive e il più possibile condivise, volte in particolare ad assicurare un più diretto rapporto tra elettori ed eletti, al fine di salvaguardare la piena rappresentatività delle assemblee elettive richiesta dalla Costituzione".
Pannella contro Veltroni "Quelli del Pd sono del tutto incapaci di mantenere anche il più piccolo impegno, si figuri quanto può contare la loro parola". Il leader storico dei Radicali Marco Pannella ha fatto sapere di non meravigliarsi per il fatto che il Pd non lo abbia contattato per candidarlo alle elezioni europee. "Non è un partito in grado di mantenere quello che promette", ha dichiarato in un'intervista al Corriere. "Io da Veltroni e dai suoi compagni di ventura non m’aspetto proprio niente".
Il riferimento è ad una promessa, ricordata ieri da Emma Bonino, fatta da Goffredo Bettini dopo l’esclusione di Pannella dalle liste per le politiche: portare Pannella in Europa con 200mila preferenze. Una promessa che potrebbe non essere mantenuta. Salvo ripensamenti dell'ultima ora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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