Europee Violante dice no a Franceschini, non gli perdona la bocciatura alla Corte costituzionale

Luciano Violante avrebbe voluto chiudere la carriera come giudice della Corte costituzionale. Alla fine, magari, anche come presidente. Non gliel’hanno concesso. I suoi amici, mica gli avversari che, a cominciare da Ignazio La Russa che non perde occasione per ricordare la riabilitazione dei «ragazzi di Salò» e di Nicolò Ghedini con cui Violente aveva cominciato a ragionare di riforma della giustizia, ne avevano addirittura sponsorizzato la candidatura. No. A farlo fuori erano stati proprio i suoi. Ventidue votazioni e poi il Parlamento all’Alta corte ci aveva mandato Giuseppe Frigo. Penalista bresciano che fa il pieno di voti: 690 parlamentari di maggioranza e opposizione uniti che lo fanno volare ben oltre i 572 consensi necessari all’elezione.
Uno sgarro che Violante non ha ancora dimenticato. Granitico come le Dolomiti su cui si arrampica nelle sempre più frequenti giornate libere, non gliel’ha perdonato. E oggi si prende la soddisfazione del gran rifiuto. «Non sono disponibile a candidarmi alle elezioni europee, l’ho già scritto a Franceschini» assicura al sito internet Affaritaliani.it rivelando così l’interessamento dei vertici del Pd a un suo nuovo ingaggio. Il motivo? «La coerenza che per me è un valore irrinunciabile». Uno schiaffo al partito a cui nemmeno l’elezione di un nuovo segretario risparmia la vendetta del Violante furioso. Servita fredda, ma non troppo. Perché lui, il «piccolo Vishinskij», come lo battezzò perfido Francesco Cossiga regalandogli i panni del grande accusatore nelle purghe stalianiane del ’37, non è uno dal perdono facile. E così, piuttosto che dare una soddisfazione a chi si è permesso di bocciarlo, con un pizzico di cinismo si diverte a mettere una bella manciata di sale su una ferita bene aperta nel Pd. Aprendo la strada di Strasburgo a Sergio Cofferati, il prossimo ex sindaco di Bologna che dopo aver rifiutato la ri-candidatura in nome dell’amore per il figlio avuto in tarda età, spera di svernare al caldo di un eurostipendio d’oro. Scelta che ha provocato non pochi malumori. A cominciare da quelli di Filippo Penati che sa bene che candidando il «Cinese» si perderanno, anche nella corsa alla Provincia di Milano, i voti di imprenditori, piccoli commercianti e ceto medio. E Violante? Impassibile come quando non batteva ciglio di fronte a chi lo accusava di capitanare il partito delle Toghe rosse. «Ho comunicato a Franceschini con una lunga lettera che non sono disponibile a candidarmi. Faccio altro. Il Parlamento non è una porta girevole dalla quale si entra e si esce.

Ho deciso di lasciare volontariamente l’attività parlamentare e mi sto dedicando ad altro. Ho ringraziato molto il segretario del Pd, ma nella vita c’è bisogno di coerenza. Non è che se uno lascia il Parlamento, l’anno successivo entra in un altro. La coerenza per me ha un valore».

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