Evasione al 13,5% del Pil E per ogni italiano vale più di 2mila euro

«Economia non osservata», la chiama l’Istat. Se lo fosse, sarebbe una fetta importante del Pil italiano: tra il 16,3 e il 17,5%, nel 2008, equivalente in valore assoluto a una cifra oscillante tra un minimo di 255 e un massimo di 275 miliardi di euro. Invece, è una zona grigia che sfugge alle rilevazioni di fisco e previdenza, dovuta per il 37% a lavoro nero, e che raggiunge i picchi maggiori nel settore di alberghi, bar e ristoranti da un lato e dei servizi domestici dall’altro.
Sono le cifre contenute nel rapporto finale di uno dei gruppi di lavoro sulla riforma fiscale voluti dal ministero dell’Economia, quello sul «sommerso», che conferma le stime già diffuse dall’Istat. Il peso del valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso economico differisce per settore di attività: nel 2008, nell’ipotesi massima, nel settore agricolo raggiunge il 32,8% del valore aggiunto totale del comparto (9,1 miliardi), nel settore industriale è al 12,4% (52,8 miliardi) e nel terziario al 20,9% (212,9 miliardi). Numeri che non possono essere direttamente tradotti in dati sull’evasione fiscale, spiega il voluminoso rapporto, ma certo sono la base di partenza per ulteriori elaborazioni.
Si scopre così che l’evasione media degli italiani si è attestata nel 2010 al 13,5% del reddito dichiarato: è come se ogni contribuente non avesse dichiarato 2.093 euro al fisco. Non tutti però evadono nella stessa misura: ci sono differenze geografiche e sociologiche. Al Centro il «tax gap», cioè la differenza tra reddito vero e imponibile fiscale, è di 2.936 euro, pari al 17,4%; al Nord di 2.532 euro, pari al 14,5%. Più basso al Sud: si attesta al 7,9%, pari a 950 euro di redditi Irpef evasi a testa.
Quanto alla tipologia, emerge il fenomeno degli affitti in nero, che consente a molti proprietari immobiliari di nascondere i loro guadagni al fisco: in media 17.824 euro pro-capite, equivalente addirittura all’83,7% di minor reddito dichiarato contro un tasso medio di evasione del 13,5%. I «rentier» superano così i lavoratori autonomi e gli imprenditori, che dichiarano mediamente il 56,3% in meno, pari a 15.222 euro a testa.

Ma l’evasione rimane alta, al 44,6%, anche per i lavoratore dipendente che hanno anche un’attività autonoma, in pratica i «doppiolavoristi». I pensionati invece versano addirittura più del dovuto: fino al 7,7%,in media.

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