«Economia non osservata», la chiama lIstat. Se lo fosse, sarebbe una fetta importante del Pil italiano: tra il 16,3 e il 17,5%, nel 2008, equivalente in valore assoluto a una cifra oscillante tra un minimo di 255 e un massimo di 275 miliardi di euro. Invece, è una zona grigia che sfugge alle rilevazioni di fisco e previdenza, dovuta per il 37% a lavoro nero, e che raggiunge i picchi maggiori nel settore di alberghi, bar e ristoranti da un lato e dei servizi domestici dallaltro.
Sono le cifre contenute nel rapporto finale di uno dei gruppi di lavoro sulla riforma fiscale voluti dal ministero dellEconomia, quello sul «sommerso», che conferma le stime già diffuse dallIstat. Il peso del valore aggiunto prodotto nellarea del sommerso economico differisce per settore di attività: nel 2008, nellipotesi massima, nel settore agricolo raggiunge il 32,8% del valore aggiunto totale del comparto (9,1 miliardi), nel settore industriale è al 12,4% (52,8 miliardi) e nel terziario al 20,9% (212,9 miliardi). Numeri che non possono essere direttamente tradotti in dati sullevasione fiscale, spiega il voluminoso rapporto, ma certo sono la base di partenza per ulteriori elaborazioni.
Si scopre così che levasione media degli italiani si è attestata nel 2010 al 13,5% del reddito dichiarato: è come se ogni contribuente non avesse dichiarato 2.093 euro al fisco. Non tutti però evadono nella stessa misura: ci sono differenze geografiche e sociologiche. Al Centro il «tax gap», cioè la differenza tra reddito vero e imponibile fiscale, è di 2.936 euro, pari al 17,4%; al Nord di 2.532 euro, pari al 14,5%. Più basso al Sud: si attesta al 7,9%, pari a 950 euro di redditi Irpef evasi a testa.
Quanto alla tipologia, emerge il fenomeno degli affitti in nero, che consente a molti proprietari immobiliari di nascondere i loro guadagni al fisco: in media 17.824 euro pro-capite, equivalente addirittura all83,7% di minor reddito dichiarato contro un tasso medio di evasione del 13,5%. I «rentier» superano così i lavoratori autonomi e gli imprenditori, che dichiarano mediamente il 56,3% in meno, pari a 15.222 euro a testa.
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