Evelyn Glennie, lampi di musica

Pietro Acquafredda

Chi non ha mai assistito a un concerto della scozzese Evelyn Glennie, percussionista, non può immaginare quale miracolo di musica e natura ella realizzi, quando avanzando a piedi nudi - per carità, non scambiatelo per un vezzo - nelle sale da concerto di mezzo mondo, va a disporsi dietro quell’armamentario di cianfrusaglie percussive che si porta appresso e rappresenta buona parte dei suoi strumenti di lavoro - Evelyn ne possiede una quantità straordinaria - strumenti percussivi dai più normali e consueti a quelli provenienti di civiltà lontane, e sconosciuti a chiunque, tranne che a lei.
Evelyn Glennie è davvero una musicista speciale. Innanzitutto una donna che suoni le percussioni è già strano, non che le percussioni siano strumenti «maschili», ma sta di fatto che sono più frequenti le donne violiniste, arpiste, pianiste; una donna poi che diventi la regina delle percussioni, ancora più strano; stranissimo, infine, il caso di una donna che è arrivata a rappresentare nel dominio dei suoi strumenti, ciò che hanno rappresentato Gazzelloni per il flauto, Rostropovich per il violoncello, Rubinstein per il pianoforte: autentici fuoriclasse alla cui arte si deve l’enorme ampliamento del repertorio e lo stuolo di studenti che si sono tirati dietro.
Tutto questo è Evelyn Glennie ed altro ancora. Ha istituito, ad esempio, un premio di composizione per le percussioni, che s’è giustamente intitolato e di cui va fiera, stimolando così una enorme quantità di musica che spazia negli stili, nei generi, nei gusti del mondo. Classico, folk, rock, jazz, non rappresentano per lei recinti insormontabili ed incomunicanti In questi mondi Lei spazia con grande naturalezza. Nel programma del concerto all’Accademia di Santa Cecilia, vi compaiono brani di compositori di tutti i continenti: dalla giapponese Keiko Abe, virtuosa di marimba, al neozelandese John Pasathas, al latino-americano Roberto Sierra all’italo americano Rzewski. Assieme a lei, nel concerto il pianista Philip Smith.
Per il suo concerto Evelyn Glennie ha coniato un titolo, rubandolo a uno dei brani in programma, quello dell’inglese Dave Heath: «Darkness to light». Un titolo che a Evelyn richiama anche la sua vita che rischiava di finire nelle tenebre della disperazione e invece la musica ha riempito di luce.

Vero, perché non vi abbiamo ancora detto che Evelyn Glennie è sorda da quando aveva dodici anni; e, per superare il gravissimo handicap, anche i piedi possono essere indispensabili.
Auditorium. Concerto di Evelyn Glennie. Domani sera ore 21. Sala Sinopoli. Biglietti da 14 a 26 euro. Informazioni: 06-8082058.

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