Evitare i tedeschi, Svezia-Inghilterra col papocchio

Calcoli poco sportivi ma inevitabili. Eriksson contro i connazionali rilancia la coppia Rooney-Owen. Gli scandinavi smentiscono la fuga di Ibrahimovic

nostro inviato

a Colonia

Ricordate Svezia-Danimarca e quella certa puzza di combine agli europei in Portogallo? Serviva un 2-2 per farsi largo e cacciar fuori l’Italia. E, stranamente, così fu. E quelle belle facce pallide che, alla vigilia, s’eran pure irrigidite davanti a tanto mal pensare, si fecero facce di bronzo. Ci risiamo con la Svezia e stavolta nessuno prenderà sul serio ipotesi di pura sportività. L’idea della combine è virtuale, ma sotto gli occhi di tutti.
Oggi si incrociano Inghilterra e Svezia: l’una è qualificata e gioca solo per il primo posto nel girone, l’altra ha bisogno di un punto almeno, però potrebbe arrivare seconda anche perdendo. Ma il trucco non sta qui, bensì nell’altro girone: quello che comprende Germania ed Ecuador. La vincente affronterà la seconda del girone degli inglesi e viceversa. Tutto limpido, salvo un particolare: Inghilterra e Svezia giocheranno alla sera, le altre due al pomeriggio. Chi avrà da far calcoli li farà. E penserà: meglio affrontare la Germania padrona di casa o l’Ecuador vivace e guizzante, ma un po’ cenerentolo? Se la squadra di Klinsmann vincerà, al diavolo i calcoli. L’Inghilterra giocherà pensando all’Ecuador e a non farsi battere dagli svedesi. Un pareggio soddisferebbe le esigenze di entrambe. In altro caso si salvi chi può. Ieri gli inglesi hanno già prodotto atto di fede: «Non ci preoccuperebbe affrontare la Germania». Ma Pinocchio è universale, soprattutto se il tecnico è un furbacchione come Eriksson.
Dunque attenzione alle grandi manovre, che non sono quelle del campo dove il ct inglese ha intenzione di rimettere in sesto la coppia Rooney-Owen, gli unici che possono garantirgli più gol e meno chiacchiere. Per il momento le chiacchiere sono state un tam tam furbo ad inseguire eventuali interessi comuni. Eriksson è svedese. Come la mettiamo? Un paio di giocatori suoi (Mellberg e Ljungberg) lavorano in Inghilterra: niente di male, incroci che capitano in tutte le nazionali. Gli svedesi raccontano che quando Peter Crouch, quel fenicottero d’attacco rubato al basket, giocava a casa loro (Ifk Hassleholm) era più bravo a bere che a giocare al calcio. «Beveva birra come pochi, nel football era uno dei tanti». Adesso è cambiata l’aria o la marca della birra.
Fantasticherie in attesa di scoprire la realtà. Gli inglesi mostrano la boccuccia di chi fa la verginella. Gli svedesi sono già esperti in materia e conoscono il copione. Ieri si sono preoccupati di smentire una fuga di Ibrahimovic in Italia per curarsi, che poi è l’unico problema. Il passato gioca a loro favore: l’Inghilterra non li batte dal 1968, un secolo di calcio fa. L’ultima volta che si sono incontrati (31 marzo 2004) segnò Ibrahimovic e la Svezia portò a casa l’1-0 in amichevole.

Ljundberg, che gioca nell’Arsenal, ha spiegato il segreto di questo essere bestia nera per gli inglesi: «Il loro stile si addice a noi e non li soffriamo». Che cosa chiedere di più? Storia e tradizione (da sfatare) permetteranno di tutto: vero o fasullo che sia.

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