Con più prudenza lo scrisse su Il Riformista anche Antonio Polito, che ora ritorna con maggiore convinzione sull’argomento con un articolo sul Corriere. Sappiamo com’è andata a finire. Non soltanto per il povero Del Turco, liquidato, cancellato, rinnegato dai colleghi dello stesso partito di cui era stato fondatore, il Pd, ma anche per il governo della Regione, per la seconda volta «smontato» dall’azione della magistratura, per essere reinsediato sotto opposto segno politico.
In questo caso il magistrato non ha colpito soltanto un individuo, ma ha pesantemente condizionato il voto democratico e la politica di una Regione. Ora Violante chiede che il magistrato che sbaglia paghi, anche in considerazione degli effetti negativi che possono derivare da un’inchiesta sbagliata, e determinata dall’arbitrio di uno solo. La convinzione di Violante va nel senso del referendum sulla responsabilità dei magistrati e della norma votata giovedì alla Camera, col dispetto del suo partito o, almeno, dei suoi vertici. Ma uno dei benefici effetti del nuovo Governo è proprio di avere smarcato la questione giustizia, oggettivamente indilazionabile, da una questione personale di Berlusconi. Ridotti i suoi processi a singoli episodi, restano i comportamenti anomali, abnormi, spesso criminali, di magistrati senza regole. E trovare finalmente Violante, che ne aveva già dato segnali, su questa posizione spinge i rigurgiti giustizialisti alla Di Pietro nell’ambito della barbarie giuridica.
Chissà che, processati per i loro reati, i giudici siano più attenti nel valutare quelli degli altri.
Onore al compagno del Turco, delicato e sensibile pittore.
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Continuando a incontrare persone, pronte a tutto, che si proclamano cattolici praticanti, ho pensato che io sono un cattolico praticato.
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Viste all’aeroporto di Fiumicino numerose cinesi con il volto coperto fino agli occhi mandorle indistinguibili da vistose mascherine igieniche che le rendevano irriconoscibili. Allora perché ostinarsi a proibire il burqa alle donne musulmane? Per motivi di sicurezza? E le cinesi sono più sicure?
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Emmanuele Francesco Maria Emanuele ha fatto e fa molto per l’arte italiana, anche contemporanea. È certamente per questo che il ministro Ornaghi lo ha voluto come suo rappresentante nel cda della Biennale di Venezia. Avendo dato prova di appassionata competenza e di attivismo, Emmanuele ha accettato con entusiasmo. Trasformato in bellicosa indignazione al primo consiglio, dove Emmanuele si è scontrato con la concezione monocratica del presidente Baratta. In una sola ora, senza contraddittorio, e con la svagata presenza degli altri membri, molti istituzionali (il sindaco di Venezia, il presidente della Regione Veneto e il presidente della Provincia) Baratta, senza confrontare proposte e curricula, ha indicato i nomi dei candidati da lui scelti per i diversi settori e subito eletti con il solo voto contrario di Emmanuele. Il quale si aspettava una variata offerta e si è trovato sconfitto quasi senza combattere, lasciato solo da autorità abuliche e passive.
Posso immaginarne la faccia, dall’entusiasmo alla delusione; e ne conosco l’irritazione che non mancherà di determinare un vero e proprio terremoto nell’amministrazione di un Ente, come la Biennale, tutto meno che autonomo, e semmai ribelle al suo azionista di maggioranza, che è il ministero dei Beni Culturali.
Baratta ed Emmanuele sono destinati allo scontro: uno è un condottiero, pieno di Balentìa , l'altro è imperturbabile e inesorabile come una tartaruga.
La gara fra i due evocherà, propriamente, il paradosso di Zenone: quello, appunto, di Achille e la tartaruga.
E la distanza fra il velocissimo e la lentissima appare già una voragine.
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Celentano, ovviamente, e anche con il nostro stimolo, ha fatto il giusto colpo di teatro. E ha voluto evitare le figuracce di Benigni indicando analiticamente i destinatari del suo non immeritato ma esagerato compenso.
Non ci sembra elegante non condividere l’offerta alle città scelte con indiscutibile arbitrio da Adriano, anche se naturalmente ci dispiace che non abbia scelto anche Salemi, la Prima Capitale d’Italia, di cui io sono sindaco, per amicizia, riconoscenza e piacere di polemiche che ci hanno talvolta, anche irragionevolmente, contrapposto.
Mi permetto però, rispetto alla troppo facile e «politicamente corretta» scelta di Emergency, di suggerire a Celentano di destinare un piccolo contributo, intorno ai 20 mila euro, a un luogo che è quasi l’anagramma di Emergency, Marcianise, piccola e dimenticata città vicino a Caserta, con tante chiese belle e qualche volta abbandonate. In una di esse, la Chiesa dell’Annunciazione,c’è una meravigliosa opera maltrattata da cattivi restauri, che ne attende uno giudizioso: la decollazione di San Giovanni Battista di Teodoro d’Errico.
Sarebbe certamente un bel gesto, e originale, che Celentano volesse dare il segnale dell’obbligo di non perdere una parte
del nostro glorioso patrimonio artistico. Nel caso potrebbe scoprire anche uno dei luoghi più belli del mondo, anch’esso abbandonato, la Reggia di Carditello. E fare quello che molti governanti non sono riusciti a fare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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