La strategia della Fiat è chiara, anche se lamministratore delegato Sergio Marchionne continua a tenere per sé gli sviluppi del piano industriale per lItalia. Senza la certezza della governabilità in azienda, non sarà possibile portare avanti investimenti e progetti. Il nodo da sciogliere è sempre quello della presenza in fabbrica della Fiom con il conseguente rischio che lattività non possa procedere regolarmente. E così, mentre si profila una soluzione al problema di Termini Imerese con il mantenimento dei livelli occupazionali dello stabilimento che la Fiat lascerà a fine anno e che passerà a Dr Motor, i problemi riguardano ora lex impianto Bertone (Oag) di Grugliasco, nel Torinese, dove il Lingotto realizzerà una nuova Maserati. «La Fiat - si legge in una nota della Fismic - nellincontro con i sindacati ha confermato il piano di investimenti, chiedendo la governabilità dello stabilimento e il rispetto dellaccordo che estende il contratto di Pomigliano. Ma la Fiom non intende garantire questo e il rischio grave è che anziché avviare la procedura di cassa integrazione per motivi di ristrutturazione, lazienda avvii quella per cessata attività. Se questo dovesse sfortunatamente accadere, la Fiom - aggiunge il sindacato di Roberto Di Maulo - si assumerebbe una grave responsabilità nei confronti di circa 1.100 lavoratori».
«Invece di brindare - commenta Flavia Aiello (Uilm di Torino) - rischiamo di dover piangere per colpa della Fiom. Eppure 44 persone stanno già lavorando, a giugno si inizierà a produrre massicciamente». Da risolvere, per il sindacato capeggiato da Maurizio Landini, è il nodo del rinnovo dei delegati alla ex Bertone, dopo che ieri si sono dimessi cinque componenti, due di Uilm e Ugl, e uno della Fismic. La Fiom precisa che se entro il 15 non verrà fissata una data per il voto dei lavoratori, i metalmeccanici «rossi» ricorreranno in tribunale. A questa bega è legato il futuro di un migliaio di famiglie.
La Fiom, intanto, di fare passi indietro non ne vuole proprio sapere, a costo di scontrarsi con la sorella maggiore Cgil. Un esempio arriva dal caso Irisbus di Avellino.
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