Vladimir Putin? Il presidente della Russia, ma anche un uomo d’affari. Multimiliardario, forse il più ricco d’Europa. Negli ambienti del Cremlino è un segreto di Pulcinella, ma ora un politologo che lo conosce bene essendo stato suo consigliere per diverso tempo, Stanislav Belkovski, esce allo scoperto e azzarda una cifra: 40 miliardi di dollari. Un patrimonio da sogno. A dire la verità Belkovski, che ora è in rotta con il capo dello Stato, questa cifra l’aveva già scritta in un libro uscito qualche tempo fa, che però nessuno aveva ripreso.
Ora la rilancia in alcune interviste a quotidiani europei e ottiene risonanza internazionale. Merito, soprattutto, del britannico Guardian che ieri ha sparato lo scoop in prima pagina, tracciando il percorso delle ricchezze di Vladimir, che ovviamente opererebbe avvalendosi di intermediari di fiducia. Uno su tutti: Gennady Timchenko, un discreto uomo d’affari russo, che vive a Ginevra e guida la Ganvor, una società specializzata nel trading petrolifero, praticamente sconosciuta. Digitando il nome su Google escono tanti siti su un’omonima cantante, ma nemmeno uno su questa compagnia. Invisibile, ma di gran successo, come testimonia un utile netto di otto miliardi di dollari per il 2007, con un giro d’affari di 43 miliardi.
Il merito, formalmente, è di Timchenko, un ex colonnello del Kgb, che alla fine degli Ottanta ha conosciuto Putin diventando uno dei suoi amici più fidati. Una credenziale d’acciaio. Secondo Belkovski, il presidente russo «controllerebbe il 75% della Gunvor, il 37% del gruppo petrolifero Surgutneftegaz e il 4,5% del colosso dell’energia Gazprom». Naturalmente «tramite una rete opaca di società e fondi offshore il cui punto finale si troverebbe a Zugo (in Svizzera) e nel Liechtenstein».
In realtà la Gunvor sarebbe più potente di quanto indichino le cifre ufficiali. Creata nel 1997, in solo dieci anni è diventata il numero tre al mondo nel trading del petrolio dell’Est. Secondo uno dei fondatori, lo svedese Torbjörn Törnqvist, gestisce il 30% dell’esportazioni di greggio dalla Russia. I suoi principali clienti sono la stessa Gazprom, Rosfnet e Tnk-Bp.
Il Guardian adombra un retroscena delle lotte di potere in corso al Cremlino e che vedrebbero Putin e il suo successore Medvedev contrapposti ai «siloviki» ovvero ai membri dell’ex Kgb che sarebbero a loro volta divisi in due cordate, una guidata dal vice capo dell’amministrazione Igor Secin, l’altra dell’ex ministro della Difesa Sergei Ivanov. Che uno scontro ci sia stato nelle scorse settimane è fuor di dubbio, ma in realtà è cessato proprio grazie alla designazione di Medvedev, fedelissimo di Vladimir, e considerato un presidente di compromesso. Peraltro lo stesso Putin, che appare all’opinione pubblica come un leader forte e autoritario, sarebbe in realtà a sua volta soprattutto un mediatore, capace di garantire gli equilibri, delicatissimi, tra i clan e che per questo avrebbe accettato di ricoprire il posto di primo ministro dal marzo prossimo, quando lascerà la presidenza al termine del suo secondo e ultimo mandato consecutivo.
Insomma, il suo sarebbe un sacrifico necessario per scongiurare una guerra di successione fratricida. Così tutto può restare come prima. Per lui si prepara, peraltro, una splendida ricompensa. Come anticipato dal Giornale, la stampa russa dà per molto probabile la nomina di Vladimir alla presidenza di Gazprom, in sostituzione proprio di Medvedev.
Altro che guerra, la pace regna al Cremlino. La grande spartizione può continuare.
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