Tra le tute bianche di Pomigliano dArco che producono la nuova Fiat Panda ci sono ex iscritti della Fiom. Non è dunque vero, come sostiene il segretario generale del sindacato rosso, Maurizio Landini, che nessun «fiommino» è stato assunto dalla Fiat.
«Del resto, dallo scorso primo gennaio - spiega Gerardo Giannone, membro della Fim Cisl e attualmente cassintegrato (ha scritto anche un libro: Classe operaia, la storia della Fiat raccontata da chi ha votato sì) - chi non ha firmato il Contratto nazionale di lavoro specifico non ha la trattenuta sindacale in busta paga; in tal modo diventa impossibile dire che non ci sono iscritti della Fiom in Fabbrica Italia Pomigliano». Sono però gli stessi «fiommini», o ex tali, a farsi avanti per smentire Landini. Tre le testimonianze che abbiamo raccolto lungo le linee di assemblaggio dello stabilimento campano. Alessandro, assunto nel 1989, lavora al reparto lastratura: «Fino a ieri ero un iscritto alla Fiom, ma da domani non voglio più esserlo. Landini pensa solo alla politica e sicuramente si candiderà con Sinistra e libertà. Ritengo ingiusto usare gli operai per farsi pubblicità. Sono pronto a riprendere la tessera Fiom, ma non con questo gruppo dirigente». «Per ora - aggiunge - resto lontano dal mondo sindacale, ma devo dire che senza la determinazione di Fim, Uilm, Ugl e Fismic questo impianto oggi sarebbe chiuso». Per Orlando (lastratura) «aver ricevuto la notizia che avrei firmato per Fabbrica Italia Pomigliano poteva suonare come una presa in giro; mi sono infatti chiesto perché, io, aderente fino a ieri alla Fiom, venivo preso. Lavorare in fabbrica non è il massimno dellaspirazione per un uomo, ma qui da noi cè solo la Fiat che assume. Comunque, sono contento». Ad Alessandro e Orlando si unisce Francesco (montaggio): «Marchionne non sarà mai mio amico - commenta - ma, certamente, non può essere il mio nemico. Portare la Panda dalla Polonia fin qui è stato un atto di grande coraggio. Fino al 31 dicembre ero iscritto alla Fiom e ora sono un dipendente Fip. Mi sento in colpa, però, perché al referendum ho votato no allinvestimento e ora sono qui a lavorare. Mi sono scusato con i colleghi. Latteggiamento della Fiom? Su molti punti il sindacato ha ragione, ma continuare a oltranza questa guerra significa solo alimentare le paure di tanti padri di famiglia a non rientrare più al lavoro».
«La verità - interviene Giannone - è che diventa difficile contrastare lo strapotere mediatico riservato alla Fiom dai vari talk show televisivi. Per questo la Fim ha dato vita a una campagna di giusta informazione. Perché nessuno ci chiede come stiamo e che cosa proviamo? Veniamo solo offesi dalle continue presenze di Landini in tv. Noi vogliamo anche la Fiom a Pomigliano, ma non questa Fiom». «Pensiamo di non essere detentori dellunica verità - osserva il segretario nazionale Bruno Vitali, riprendendo il manifesto di denuncia della Fim - ma vorremmo che le nostre idee e opinioni venissero ascoltate.
Secondo Il Mattino, intanto, ammontano a circa 350 le disdette registrate negli elenchi della Fiom a partire dal referendum del 22 giugno 2010.
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