Expo 2015 a Milano Arriva il sì di D’Alema

Il vicepremier: «Deve vincere». Timori che possa prevalere Smirne. Il sindaco Moratti: ci batteremo fino all’ultimo

da Milano

Prima il messaggio del premio Nobel per la Pace Al Gore («Milano rappresenta una straordinaria opportunità per far comprendere che è necessario preservare le risorse del nostro pianeta per i nostri figli e per i figli dei nostri figli»), poi le parole del ministro degli Esteri Massimo D’Alema («Deve vincere perché è in grado di garantire organizzazione e sicurezza»). Un suggello ancor più significativo perché arriva da un (ex) governo di centrosinistra che benedice una grande città amministrata dal centrodestra. Alchimie della politica e magia di una sfida, quella all’Expo universale del 2015, che sta unendo al di là di ogni attesa. Ieri a Milano 200 rappresentanti del Bie, l’organismo internazionale che il 31 marzo a Parigi assegnerà la manifestazione, in rappresentanza di 94 Paesi votanti, nove ministri, esperti di economia, alimentazione, ambiente e sviluppo sostenibile hanno partecipato al Forum organizzato al museo della scienza e tecnologia Leonardo da Vinci per discutere il dossier presentato dal sindaco Letizia Moratti. Una serie di progetti su sicurezza alimentare, accesso all’acqua per tutti, sviluppo dell’agricoltura, lotta alla desertificazione, difesa dei territori, prevenzioni dei disastri naturali, tutela della biodiversità, agricoltura in condizioni ostili, mare come risorsa per l’alimentazione. «Tutti temi - l’intervento di D’Alema - che rappresentano molto di più dell’argomento per un’esposizione. È, in realtà, un grande programma internazionale che può impegnare per sette anni, in un clima di collaborazione, Paesi e continenti». Se batterà la turca Smirne, a Milano saranno sei mesi di manifestazioni e 7mila eventi, 29 milioni di visitatori, 14 milioni di euro investiti in infrastrutture, ricadute economiche per oltre 3,7 miliardi di euro e 70mila nuovi posti di lavoro. Un progetto che piace (e molto) anche e Jacques Attali, un economista che in Francia, con la commissione per la liberazione della crescita voluta dal Nicolas Sarkozy, mette d’accordo destra e sinistra. «Mi auguro - spiega - che Milano organizzi l’Expo 2015 e che in quell’occasione si faccia il bilancio degli obiettivi del millennio». Ma il timore è che proprio nel 2015 ci si renda conto che di tutti, il meno centrato sarà proprio quello della riduzione della povertà nel mondo. «Che è tuttavia la condizione stessa della pace, della sicurezza e della dignità su questo pianeta».
Assicura l’appoggio, nonostante la crisi, anche il ministro Emma Bonino: «Nulla cambierà né in termini di interventi né di stanziamenti, indipendentemente da quello che accadrà a questo governo». Ha fiducia nella vittoria finale Roberto Formigoni: «L’Expo è la straordinaria possibilità di ripensare globalmente l’alimentazione e riproporre valori universali. Dobbiamo sfruttare la globalizzazione per prendere il meglio di ogni cultura, condividendo gli aspetti comuni e prevenendo i rischi legati alla cattiva distribuzione delle risorse: carestie, sprechi, conflitti».

Oggi ad appoggiare Milano arrivano il segretario del Pd Walter Veltroni, il vicepremier Francesco Rutelli, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino. In molti già sussurrano che ragioni geopolitiche finiranno per favorire Smirne. «Fino all’ultimo momento - ruggisce la Moratti - lotteremo voto a voto».

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