Niente orto planetario. Il segretario generale del Bie Vicente Gonzales Loscertales è diplomatico, ma deciso. «Le melanzane - scherza, ma non troppo - sono le stesse in Togo e in Spagna». Chiaro. Perché «lExpo deve essere pensato perché 150mila spettatori al giorno e 24 milioni in sei mesi, paghino per vederlo». Difficile che lo facciano «per scoprire come si coltivano i pomodori». Per lui una polemica da chiudere. Con buona pace dellassessore allExpo Stefano Boeri che di quellorto continua a fare una bandiera e replica che il progetto prevede un parco agroalimentare che si farà perché è «un grande progetto di interesse collettivo che deve restare anche dopo la conclusione dellevento». Per lad di Expo Giuseppe Sala, «una polemica noiosissima. Non si torna indietro, perché quello è il progetto approvato dal Bie, ma i protagonisti sono i Paesi e sono loro a essere chiamati a dare uninterpretazione al tema». Che restano alimentazione e sviluppo sostenibile. «Lorto globale - taglia corto Loscertales - cè e resta nel concetto generale del master plan. Ma un progetto di tanti piccoli orti non è mai stato nel disegno di chi lo ha ideato». Troppo cemento? «La percentuale di verde - chiude Sala - è addirittura superiore».
Giornata fitta di incontri ieri per Loscertales che ha incontrato il governatore Roberto Formigoni, il sindaco Giuliano Pisapia, il presidente della Provincia Guido Podestà e quello della Camera di commercio Carlo Sangalli. Sullo sfondo tanti temi. Ma a troneggiare cè quello del commissario. Anzi, dei commissari. Perché ora il Bie ha chiesto allItalia di nominare anche quello «generale di governo». Che deve fare da garante e rispondere ai reclami di tutti i Paesi che si impegnano a non ricorrere alla giustizia ordinaria per risolvere eventuali controversie. Per quanto riguarda quello «straordinario», invece, oggi scade lincarico di Letizia Moratti. E la corsa è aperta. «La nomina - fa un passo indietro Loscertales - è un privilegio e una responsabilità del governo italiano. Un problema di Roma». Ma anche del sindaco Giuliano Pisapia che tra le righe di un diplomatico «sia condiviso tra i soggetti istituzionali» ed «è fondamentale che sia al di sopra delle parti e che lavori per il successo della città e dellevento», aggiunge un sibillino «per stabilire chi sarà, ci sono delle norme di legge». Avvalorando la tesi di chi nel centrosinistra vorrebbe il ruolo di commissario legato alla carica di sindaco. E quindi da affidare a Pisapia. Mentre unaltra scuola di pensiero vuol valorizzare lesperienza politica e amministrativa di Formigoni. Che offre disponibilità, ma come condizione pone «una scelta condivisa». Per Franco Mirabelli (Pd), «non cè nessun bisogno di un commissario, visto che il sindaco ha tutti i titoli e le competenze». Mentre per Sala, «qualcuno che in caso di ostacoli avesse i poteri necessari a velocizzare i tempi, non mi disturberebbe».
Sul fronte di Arexpo, la newCo a controllo pubblico che dovrà acquistare i terreni, Pisapia precisa che il Comune «entrerà a farne parte», ma la sua presenza è ancora da quantificare. «Insieme allassessore al Bilancio Bruno Tabacci - spiega - stiamo ragionando sulla percentuale necessaria per avere il controllo insieme agli altri soggetti membri. Limportante non è avere il 51 per cento, è essere determinanti nella governance, perché le decisioni dovranno essere prese in condivisione con il Comune».
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