«Stiamo giocando con il fuoco. Avanti così non ci sarà più il tempo materiale per realizzare le grandi opere infrastrutturali. Così l’Expo del 2015 sarà inaugurata con i cantieri ancora aperti». La colpa? «Del sindaco Letizia Moratti che non convoca una riunione tra le istituzioni da aprile. E del governo che non sembra proprio aver messo Milano in cima alle priorità». I conti? Sono presto fatti, secondo il presidente della provincia Filippo Penati. «Ho parlato con i ministri a Roma. Il decreto della presidenza del consiglio per la costituzione della società è ancora avvolto dalla nebbia. Abbiamo di fronte sei anni. Per un’opera pubblica importante, il tempo di progettazione porta via degli anni. Altrettanto la fase della gara. A rimetterci saranno solo i milanesi».
Più tranquilla la Moratti. «A Milano non c’è solo l’Expo. Stiamo lavorando a tante cose interessanti, abbiamo inaugurato dopo i lavori di restauro una scuola in via Pianell. Un meraviglioso esempio di liberty». La possibilità di vendere patrimonio del Comune per finanziare infrastrutture? «Quelli che non sono investimenti strategici sulla città, verranno considerati possibili disinvestimenti. Non abbiamo deciso ancora niente. C’è però già tutto nel Piano generale del Comune». Come a dire che si farà. In lista le case e i palazzi del Comune. E magari anche le quote della Serravalle, la società proprietaria dell’autostrada per Genova e delle tangenziali milanesi. Un altro argomento, quello dei finanziamenti, che fa infuriare Penati. Subito pronto a far di conto. «Per salvare il Comune di Catania ormai in bancarotta, il governo ha immediatamente trovato 140 milioni. Altri 500 ne ha dati a Roma. E per Milano? Per le grandi opere destinate all’Expo la Finanziaria ha stanziato 134 milioni in tre anni. Cen-to-tren-ta-quattro, sei in meno che per Catania. Cosa significa questo? Che ci tengono a farci far bella figura? O che, invece, si spendono ancora una volta i soldi per chi li spreca e non per chi amministra virtuosamente?». Involontaria, ma inevitabile promozione del centrodestra che da queste parti governa già da anni. Senza aiutini o aiutoni. Come quelli promessi ancora una volta al Sud. «Non solo - attacca Penati - questo decreto sul federalismo fiscale non abolisce le Regioni a statuto speciale. Ma continua nella politica dell’assistenzialismo». Previsto, infatti, che le accise sulla benzina vadano a chi ospita sul territorio le raffinerie. «Quindi - sottolinea - un po’ alla Sicilia e molto alla Sardegna». Le cifre? «Su 20 miliardi di euro che gli italiani pagano quando riempiono il serbatoio, ben 10 miliardi finiranno a Palermo. Una Regione che ha sei volte i dipendenti della Lombardia e 3mila guardie forestali contro 400. Non credo che lì ci siano più boschi. I lombardi versano in accise 4 miliardi che non vedranno mai, questo è un federalismo al contrario». La soluzione? «Una distribuzione più giusta. Fatto salvo il mantenimento dei servizi essenziali in tutte le regioni d’Italia, il resto delle tasse deve rimanere sul territorio». L’Expo? «Assurdo mettere il presidente di Assolombarda Diana Bracco, persona degnissima ma rappresentante degli imprenditori, a capo della società che dovrà gestire gli appalti. Ma gli interessi del pubblico chi li difenderà? Senza regole certe e senza trasparenza la Provincia resterà fuori». Una protesta che comincia negando alla Moratti un finanziamento di 100mila euro richiesto per l’organizzazione del Festival internazionale dell’alimentazione.
«La Moratti va avanti con iniziative decise unilateralmente. Poi si fa sentire solo per chiedere quattrini. Almeno 80 o 90 milioni di euro per i cantieri. Devono capire che la Provincia non è una vacca da mungere».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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