«Che ha promesso Filippo Penati allIran in cambio del sostegno allExpo 2015? Il presidente della Provincia ha forse stretto accordi con un governo antidemocratico, che rifiuta la moratoria sulla pena di morte e che ha impiccato 14 persone, di cui un omosessuale?». Interrogativi di chi vuole vederci chiaro sul viaggio a Teheran dellinquilino di Palazzo Isimbardi.
«Spieghi, presidente, perché questa visita istituzionale - utile per Expo 2015 - che non è di troppo definire inopportuna e che, quindi, avrebbe dovuto essere quantomeno preannunciata al consiglio» domanda Giovanni De Nicola (An), che parla anche a nome dei consiglieri dopposizione ma pure di qualche rappresentante della maggioranza convinto, come lo sono De Nicola e gli altri, che «oggi, lIran è il germe che infetta il Medio Oriente, con un governo criminale che vuole cancellare Israele».
E lui, il presidente, tenta di risolvere i dubbi dei 45 consiglieri: «Martedì ero a Roma per il tavolo Milano e dal ministero degli Esteri è emersa la necessità di incontrare il governo di Ahmadinejad. Non cera tempo per avvisare il consiglio provinciale. Un volo da Roma a Linate, una valigia fatta in fretta e furia e, oplà, la partenza da Malpensa per Teheran». Viaggio lampo, dunque. Ma la spiega presidenziale non basta. «Insufficiente» osserva Max Bruschi (Fi) mentre Penati fa sapere di «aver solo offerto allIran loccasione di promuovere a Milano il proprio territorio dal punto di vista commerciale».
Resta dunque senza risposta la domanda sul perché «abdicare ai valori della democrazia che difendiamo e in cui crediamo contro uno Stato come lIran». Insoddisfazione palpabile nellaula di via Vivaio, dove Penati gioca la carta della compattezza: «La candidatura di Milano allExpo 2015 vede unito tutto il Paese, Governo, Regione, Provincia e Comune». Chiaro il tentativo di non tenere per sé la responsabilità pesante di una visita organizzata allultimo momento e «con una regia gestita dal ministero degli Esteri», ammette il presidente.
Che, alla fine, fa sapere di sottoscrivere ogni virgolettato di condanna nei confronti del regime iraniano: «A me in Iran non è stato chiesto cosa pensassi del regime di Ahmadinejad, altrimenti? Be, avrei detto e ridetto le stesse cose che il consigliere De Nicola ha pronunciato in questaula.
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