Expo, pronta la società che comprerà le aree: sul piatto 220 milioni

È il primo tassello di un puzzle complesso. Ma è anche la pietra - fondamentale - su cui costruire l’evento che, tra cinque anni, farà di Milano la capitale del mondo. A due settimane dalla proposta del governatore Roberto Formigoni di far acquistare direttamente alla Regione i terreni su cui sorgerà Expo 2015, arriva la svolta. Ieri, infatti, i tecnici del Pirellone hanno definitivamente individuato i meccanismi per arrivare all’acquisizione delle aree a Rho-Pero, di proprietà della Fondazione Fiera e del gruppo Cabassi: nasce dunque la società veicolo con cui la Regione, assieme al Comune e alla Provincia, dovrebbe comprare i terreni su cui verranno realizzate le opere legate all’Esposizione universale. Il nuovo soggetto verrà presentato la prossima settimana ai soci e infine, nel giro di poche settimane, potrebbe essere siglato il pre-accordo. La proposta di Formigoni, così, sbroglia una matassa intricata, e al costo di circa 220 milioni di euro le aree potranno essere acquistate dalla newco a capitale pubblico.
Di certo, non è stato un percorso semplice. Dal Pirellone negano di aver mai pensato di abbandonare la pratica, nonostante le molte difficoltà incontrate nelle ultime settimane. In realtà, viene fatto notare, il problema era nel manico. Ovvero, lo schema previsto dall’accordo preliminare firmato da Palazzo Marino. Non era sostenibile, spiegano ora dalla Regione, sottolineando come l’ipotesi di un esproprio dei terreni su cui sorgerà Expo - che non fu fatto probabilmente per ragioni di opportunità - avrebbe evitato molti degli inconvenienti in cui la politica è inciampata nel corso del tempo. Su tutti, il costo dell’area (quantificato dai proprietari in 240 milioni di euro), e i vincoli previsti proprio dal vecchio accordo siglato ai tempi della candidatura. «Impegni troppo stringenti», riflettono ora dagli uffici lombardi. Adesso però, fanno sapere ancora dal Pirellone, «gli scenari sono risolti», e sono state trovate «soluzioni tecnicamente e giuridicamente inattaccabili». Prossimi passi, dunque, la discussione ufficiale della nuova società con i soci (Palazzo Marino e via Vivaio in primis), la firma dell’accordo e il via all’acquisizione. Nelle intenzioni dei tecnici regionali, dunque, il nuovo soggetto dovrebbe mantenere la proprietà dei terreni fino alla fine dell’Esposizione. Poi, eventualmente, rivenderli al mercato.
E mentre in Comune si discute della destinazione delle aree per il dopo Expo (un parco di 53 ettari, un nuovo quartiere ecosostenibile, l’ipotesi di una seconda «Saxa Rubra» per la Rai), da Franco Bernabè - amministratore delegato di Telecom - arriva la proposta di eliminare la vecchia rete in rame per sostituirla con una nuova in fibra, e a partire proprio da Milano. «Telecom Italia - spiega Bernabè - è pronta, in coordinamento con l’Authority, a studiare lo switch off della rete in rame a Milano in vista dell’Expo 2015». Una proposta che l’amministratore delegato di Expo, Lucio Stanca, accoglie «con favore ed entusiasmo». «Quella che lancia Bernabè - commenta Stanca - è una sfida intelligente e ambiziosa, che tutti i soggetti interessati devono cercare di cogliere».

«Ben venga - conclude l’ad - un impegno tanto strategico come quello proposto da Bernabè: dimostra che un’azienda fondamentale come Telecom si sta sforzando di cogliere l’occasione del 2015 per giocare da protagonista».

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