Ci voleva. Per tutto il bene che luomo mascelluto ha fatto in termini motoristici e per tutto il bene che i tifosi, soprattutto quelli di Rosso vestiti, gli hanno voluto e, cè da giurarci, gli vogliono ancora. La riprova nelle belle parole dedicate a Schumi dal presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo: «Michael rimarrà sempre nei cuori di tutti gli uomini e le donne di Maranello e in quelli dei tifosi... Buona parte dei suoi ventanni di F1 li ha trascorsi con noi e insieme abbiamo raggiunto risultati difficili da eguagliare... Lo ringrazio a nome di tutta la Ferrari».
Sì, ci voleva che Schumi tornasse a Spa - cosa per la verità già accaduta lo scorso anno -, e che ci ritornasse nei giorni del ventesimo anno dal suo debutto. Perché lanniversario restituisce doverosamente a questo enorme pilota quarantaduenne un po di quel sacrosanto blasone che aveva via via sperperato divorato comera dal bisogno di correre e dalla noncuranza nel proteggere il proprio curriculum di più vincente di sempre. Perché va detto: in neppure due anni, Michael ha rovinato un tantino la propria immagine. E un tantino è un ossequioso eufemismo.
Per cui il Belgio, la F1, il mondo che corre rende doveroso omaggio al kaiser che fu e al buon pilota di oggi che, occhio, magari di tanto in tanto, saprà tornare fenomeno. Un omaggio meritato che agli scettici va così spiegato: pensateci, Vettel che lo spintona via in patria dal cuore dei tifosi, quando Michael debuttava in Belgio, il 25 agosto del millenovecentonovantuno, aveva quattro anni, sì quattro. Ed Hamilton allepoca aveva sei anni, sì sei. E persino Alonso, ormai maturo pilota espertissimo nonché suo erede in molte cose, non era neppure un ragazzo, 10 anni.
Così in tv Oggi le libere, domani ore 14 pole su Rai2, domenica Gp su Rai1 alle 14.