La frase è forte benché non inedita, visto che viene rispolverata ogni qualvolta la Ferrari litiga con la F1 e la F1 litiga con la Ferrari. Ha detto ieri mattina, dalle colonne del Financial Times, mister Max Mosley, capo della Federazione dellauto: «Lo sport», nel senso di F1, «può sopravvivere anche senza la Ferrari... Sarebbe molto triste perderla perché è la nazionale italiana». «Non scendiamo sul terreno di facili polemiche», hanno subito commentato gli uomini della Rossa, tanto più che a Maranello non hanno gradito la pubblicazione, Oltremanica, del carteggio tra il presidente Fia e Luca di Montezemolo a inizio settimana. In una lettera inviata a Mosley, il numero uno della Ferrari e dellassociazione delle squadre (la Fota, che si riunirà il 6 proprio per decidere sul tema del tetto ai costi, ndr) aveva ribadito tutte le preoccupazioni relative non solo al limite di 44 milioni imposto al budget, ma anche alle «difficoltà tecniche su come controllare» che venisse rispettato da tutti. Alla missiva, martedì, Mosley aveva risposto ribadendo punto per punto le sue ormai note posizioni. Solo che ieri, a mezzo stampa, ha aggiunto: «Spero e penso che se un team va dai suoi azionisti e dice che vuole fare la guerra alla Fia perché desidera spendere 100 milioni in più di quanto la Fia stessa gli richiede, gli azionisti rispondano al team: Ma perché non ne spendi 40 come fanno gli altri?».
Il ragionamento non fa una piega, ma un problema grosso cè: a vigilare sul tetto ci sarà una commissione costi Fia come cera una commissione tecnica Fia che non si è accorta dei diffusori furbetti. Questo per dire che a Maranello non sono contro la riduzione (anche se quella di Mosley è ritenuta eccessiva), bensì sono preoccupati dal tetto imposto e dai modi per controllarlo.
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