Cronaca locale

"Dalla fabbrica nessuno ci ha avvisati di quell’onda nera"

L'inquinamento del Lambro. Il presidente di Brianza Acque: «Siamo stati noi a dare l’allarme, non i tecnici di Villasanta»

«La mattina del 23 febbraio scorso non abbiamo avuto alcuna comunicazione dell’avvenuto inquinamento da idrocarburi se non attraverso i nostri tecnici che ne hanno scoperto la fonte». Il presidente di Brianza Acque, la struttura che gestisce l’impianto di depurazione di Monza San Rocco affida la sua precisazione alle agenzie di stampa dopo aver saputo dagli interrogatori che i dipendenti dell’ex raffineria di Villasanta, scoperto il sabotaggio delle cisterne avrebbero avvisato i lavoratori di Monza. Poi al telefono, ricostruisce quella maledetta mattina in cui un’onda nera finì nel Lambro provocando un ecodisastro di cui ancora non si finiscono di contare i danni. «La prima telefonata sarà arrivata verso le 8 del mattino - spiega il dottor Filippo Carimati, presidente del cda di Brianza Acque -. I miei dipendenti mi hanno detto che da mezzora stava arrivando del gasolio e stavano prendendo provvedimenti per arginare la cosa. Ma non capivano quale fosse l’origine».
Passano quaranta minuti forse meno e alle 8.35, una seconda telefonata avvisa Carimati che la fonte della perdita era stata scoperta. La massa oleosa proveniva dalla ditta Lombarda Petroli. «Quando i miei hanno capito che la cosa era grave, hanno fatto mente locale e sono andati a Villasanta. Lì sono scattati gli allarmi». La segnalazione alla polizia provinciale che poi ha avvertito i carabinieri ed è partita tutta la macchina dei soccorsi. Ripete il presidente di essere a completa disposizione di magistrati e inquirenti per chiarire qualsiasi sospetto sulla vicenda che, dopo aver sentito gli operai dell’ex raffineria, dubitano anche sull’orario in cui è stato dato effettivamente l’allarme. «Quello che hanno detto i dipendenti di Villasanta non corrisponde a quello che hanno detto i miei tecnici e che ho vissuto io quella mattina. È falso» continua Carimati. Il suo ragionamento è semplice e non fa una piega. Se fossero stati avvisati, non sarebbero andati a tentoni nella prima ora. Brianza Acque ha un servizio di reperibilità 24/24ore e se avessero saputo per tempo della perdita, avrebbero potuto fare anche di più.
Intanto il presidente dell’Aidaa (un’associazione per la protezione degli animali) Lorenzo Croce stamattina dovrebbe essere sentito in procura a Monza dopo aver presentato un esposto in cui si indicano i possibili responsabili del disastro ecologico. «Ho ricevuto una mail il 23 febbraio in cui il mittente diceva di sapere chi aveva aperto le cisterne - spiega Croce -. Ho chiesto subito una copia scritta e firmata di pugno della denuncia». Come associazione ambientale, l’Aidaa non deve fare altro che inoltrare la segnalazione alla procura di riferimento. «Quando ci è arrivata, abbiamo deciso di corsa di fare un esposto. Quello che è successo è un atto vergognoso. Esistono mezzi legali per trasformare le aree invece di ricorrere a queste situazioni che creano danni nel tempo». E allora perché non fare come per i boschi incendiati: quando si accerta che un atto è doloso, si stabilisce che per 25 anni su quell’area non si può costruire.

«Così si evitano eventuali danni futuri», conclude Croce.

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