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Fabiani, il «delfino» accusato di aggiustare le partite

Arrogante, disinvolto, strafottente come chi si sente impunibile. Angelo Mariano Fabiani, 45 anni, attuale direttore sportivo della Salernitana, finisce nell’inchiesta della Procura di Napoli su Calciopoli dopo essere stato ascoltato nell’indagine della giustizia sportiva.
Delfino di Moggi, inizia la carriera da dirigente nella capitolina Astrea e poi spicca il volo prima con la Triestina e poi col Messina col quale conquista la A nella stagione 2003-2004.
Nel 2005-2006 diventa Ds del Genoa. Dove si distingue per l’arroganza con la quale dà dei «poveracci» ai dirigenti della Pro Patria, rei di essersi dimenticati calzoncini di colore diverso da quelli rossoblù nella partita che li vede ospiti al Ferraris. Scortesia ricambiata con gli interessi al ritorno quando i tifosi bustocchi bombardarono l’auto di Fabiani con intere forniture di magliette e calzoncini. Ma Fabiani mostra anche una certa destrezza nel fare vestire la maglia con il grifone sul petto a numerosi giocatori, tutti o quasi targati Gea e provenienti dallo Stretto, con ingaggi pesanti e qualità discutibili. I loro arrivi incidono sul cammino del Genoa, che alla fine centra la serie B dopo i play off, e sgravano le casse del Messina di costi pesanti. Ed è proprio nella prima stagione della serie A con i siciliani che il dirigente finisce nel mirino dei magistrati partenopei. L’accusa è pesante: associazione a delinquere in concorso. Il nome di Angelo Mariano Fabiani spunta intanto in Messina-Fiorentina 1-1 del 28 novembre 2004 dove avrebbe avuto assieme a Moggi il ruolo di «istigatore», mentre Paparesta e Dattilo si sarebbero adoperati «per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra siciliana». Accuse che il presidente del Messina Pietro Franza respinge: «Siamo totalmente estranei. La posizione di Fabiani sarà presto chiarita».
La forza di Fabiani però emerge in un incontro in cui il Messina non è coinvolto.

È il 18 dicembre 2004, a Torino si gioca Juve-Milan (0-0) e secondo l’accusa Fabiani e Moggi si sarebbero adoperati con l’arbitro Bertini per far conseguire un risultato favorevole alla Juve.

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