Paolo Marchi
Ci sono vittorie che non fanno notizia tanto sembrano scontate e ve ne sono altre che stupiscono perché inattese. Di sicuro quella che ha colto ieri Enrico Fabris, olimpionico nel pattinaggio di velocità, è di quelle che nessuno si attendeva, forse giusto lui, ma in un angolo remoto del suo cuore e del suo cervello. Fabris, secondo sabato sulla distanza a lui più congeniale, quella dei 1.500 metri, la stessa che lo ha visto vincere, il febbraio scorso a Torino, il titolo olimpico, ieri, sempre sul ghiaccio dellanello di Krylatskoye a Mosca, si è imposto nella distanza più lunga: i 10mila metri. Da razzo a diesel, sempre dorato e magico.
Il veneto, nato il 5 ottobre del 1981 ad Asiago (Vicenza), si è imposto, al termine di dieci chilometri, nel tempo di 131494, precedendo il tedesco Tobias Schneider, secondo in 131636, e il norvegese Oystein Grodum, terzo in 131788. Al quarto e quinto posto i grandi sconfitti di questo appuntamento moscovita: gli olandesi. La nazionale di una nazione, lOlanda, che vive il pattinaggio come una sorta di religione del tempo libero, ha solo sfiorato il podio piazzando Bob de Jong al quarto posto (tempo 132449) e al quinto Brigt Rykkje (132585).
Sorpresona questa di vedere il veneto imporsi nei diecimila metri, undicesimo podio in coppa del mondo, perché finora lazzurro aveva vinto solamente nel chilometro e mezzo, la prismissima volta nella coppa 2005, in quella Berlino dove ha colto un bis poche settimane fa, successo inframezzato da quello di Torino nel 2006, gara di coppa che aveva anche valore di test pre-olimpico per assaggiare il ghiaccio dellOval del capoluogo piemontese.
Adesso Enrico è leader nella coppa del mondo con 205 punti contro i 200 dellennesimo tulipano, Sven Kramer.