FACCE DA MICROFONO 4 FEDERICO L’OLANDESE VOLANTE

Quando ti tende la sua manona e ti guarda inclinando un po’ la testa da sotto i suoi occhiali dalle lenti rosa, hai proprio l’impressione di essere al cospetto del capo dei pirati (un po’ rivisitato al glamour). E in effetti lui si chiama Friedrick Van Stegeren, ma per tutti è Federico L’Olandese Volante e ha iniziato quando la radio era davvero corsara. La sua carriera ha preso il largo a radio Veronica negli anni ’70. L’emittente trasmetteva da una bagnarola fuori dalle acque territoriali olandesi infischiandosene dei monopoli di stato, i dj si davano il cambio a bordo mentre la programmazione veniva registrata a terra e portata in alto mare su dei battellini. E se per Federico, che l’italiano l’ha imparato sin da piccolo grazie al padre diplomatico, l’inizio è stato epico, la svolta vera è stata RadioMontecarlo. A quei microfoni lo chiamò Noel Coutisson che voleva conquistare l’etere italiano dove l’unico avversario erano le emittenti pubbliche, all’epoca ingessate come Willy il Coyote dopo uno scontro con Beep Beep. Da allora il suo destino è stato sulle nostre frequenze, sino a diventare la vera voce della radio da ascoltare mentre si guida, della musica che diverte senza menate intellettualoidi ma anche senza ridurre il tutto a casse che esplodono. E ora Federico si è spostato sulle frequenze di Radio101, dove tutti i giorni va in onda dalle 15 alle 17 (il suo arrivo ha coinciso con il rinnovamento del palinsesto, disegnato da Guido Monti).
Federico, ha fatto tanta strada da quando era un «dj pirata»...
«Sì, le mie play list andavano in onda da un battello fuori dalle acque territoriali olandesi. È stato un momento esplosivo, con tutte queste navi che trasmettevano dalla Manica e mandavano in onda musica pazzesca, che le emittenti di Stato non volevano... Hanno rotto il monopolio e hanno lanciato i Beatles e gli Stones... Senza quella pazzia quei gruppi forse non avrebbero mai sfondato...».
Sulle frequenze italiane è approdato con RadioMontecarlo. Come è successo?
«Mi chiamò Coutisson, il patron dell’emittente. Aveva capito che bastavano pochissimi watt di potenza per irrompere sul mercato italiano. E io da piccolo sono cresciuto sul lago di Garda, la lingua la conoscevo bene... Mi disse: “falli divertire”... E noi abbiamo lanciato una radio leggera, estiva, che faceva ballare. Ci davano dei superficiali, ma noi invece eravamo moderni, molto americani. È un modello che poi hanno copiato quasi tutti».
E con quel modello lei è diventato un po’ il Mike Bongiorno della radio. O no?
«Mi piacerebbe essere il Mike Bongiorno della radio italiana... Anche per questo sono venuto a 101. Qui mi lasciano continuare con il mio stile e io ho in mente un modello di radio come Mike aveva in mente un modello di tv...».
E cioè?
«Io non ci sto a fare il dj-speaker che mette una canzone ogni 30 minuti e intanto tiene banco sull’argomento del giorno. Che noia! Voglio mettere musica e parlare di musica... In onda con i soliti 50 pezzi che girano io non ci vado, mi piace la musica pensata e condivisa...».
Vecchia scuola?
«Si arriva ogni giorno un’ora prima e ci si inventa delle cose... Chiaro, io sono un professionista e so che 101 ha uno stile, ma comunque su quello stile mi piace intervenire con un tocco personale. Tipo il mio jingle. L’ho pescato da un vecchio disco del ’55. E soprattutto non chiedetemi di fare la reality radio parlando della vita delle massaie».


Un sogno radiofonico che non ha realizzato?
«Fare una trasmissione da una barca che fa il giro del mondo e ogni giorno mettere la musica da lì. La tecnologia c’è, si può fare ma non ho trovato gli sponsor. Ma in futuro chissà».
E si guarda attorno come a cercare un manager di 101.

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