Per il momento, dall’Inter non trapela alcun commento ufficiale. Però, secondo quanto filtra dagli ambienti nerazzurri, la ferma intenzione è quella di non restituire lo scudetto 2005-06. «Non sarebbe affatto un bel gesto, ma un brutto gesto nei confronti dei tifosi interisti», l’orientamento societario.
Sarà. Intanto la bordata lanciata da Gianfelice Facchetti è di quelle forti. Che poi è un po’ il motivo per il quale, attorno alle nuove intercettazioni portate alla luce dai legali di Moggi, s’è scatenato un polverone di parole, accuse e polemiche. Nel mezzo c’è sempre lui: il famigerato scudetto di cartone, assegnato all’Inter a tavolino nell’estate del 2006. Un titolo che Moratti definì «della correttezza», un titolo che adesso molti tifosi nerazzurri rinnegano. «Riconsegnare lo Scudetto? - si chiede Facchetti - Sarebbe un gesto molto eclatante ma che avrebbe il potere di far acquisire ancora più punti alla nostra storia. Anche restituendo lo scudetto ci sarà chi rivorrà indietro i suoi, ma secondo me sarebbe una mossa vincente».
Tutto nasce da quella che i legali di Moggi hanno definito come la madre di tutte le intercettazioni, ovvero la telefonata datata 26 novembre 2004 tra l’ex designatore arbitrale Paolo Bergamo e l’allora presidente nerazzurro Giacinto Facchetti. Un’intercettazione alquanto controversa che ruota attorno al nome di Collina e a chi lo pronuncia. Se è Bergamo a farlo (come effettivamente appare, riascoltando più volte il nastro e come la procura di Napoli pare si stia convincendo) la bomba si affievolisce; se invece è Facchetti a pronunciare il nome dell’ex fischietto, beh, le cose cambiano. Eccome. «Il nome del signor Collina lo pronuncia per la prima volta il dottor Bergamo - attacca Facchetti - e non mio padre. La telefonata è completamente diversa dalla trascrizione che è stata usata in aula ieri, che è stata diffusa dai giornali, in rete, nei vari siti, che è stata riportata da varie tv private e no. C’è proprio una falsificazione dei fatti che è una cosa assolutamente grave e inaccettabile». L’altra campana è, ovviamente, quella di Paolo Bergamo: «Fu Facchetti a fare il nome di Collina e non viceversa», spiega l’ex designatore prima di ribadire di «non ricordare di essere mai andato nella sede dell’Inter a ritirare alcun regalo».
Accuse e controaccuse, sembra che al momento non esista altro che l’intercettazione tra Facchetti e Bergamo, anche il solo parlarne non fa altro che portare acqua al mulino della tesi difensiva dell’ex dg bianconero: Gianfelice ne è più che consapevole. «Nel momento in cui il processo va verso la sua fase cruciale - spiega - la difesa di Moggi sta cercando di fare il suo lavoro: tentare di portare avanti la teoria che tutti facevano così e quindi che tutti vanno assolti perché facevano le stesse cose». Tutti innocenti, quindi? «No, la sostanza è assolutamente differente. Chiedere il miglior arbitro per giocare una partita mi sembra la richiesta di giocare una partita in condizioni di legalità nel campionato più taroccato nella storia».
Oggi, quattro anni dopo il processo, la retrocessione in B della Juve e le penalità a Milan, Fiorentina e Lazio, Facchetti
crede che il calcio sia un po’ più pulito. Eppure quando gli si domanda se senza Calciopoli l’Inter avrebbe comunque vinto quattro scudetti di fila, la risposta è una soltanto: «No, assolutamente no, per un sacco di motivi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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