Faccia di bronzo Inner terzo con la neve cotta Questo è il suo mondiale

Discesa libera mondiale. Dominano Guay e Cuche. L’azzurro: "E ora festa La combinata? La lascio al mio amico Fill... Niente coppa generale. Ho imparato che è meglio far bene una cosa che male tante"

Faccia di bronzo Inner 
terzo con la neve cotta 
Questo è il suo mondiale

Garmisch-PartenkirchenLo hanno già eletto uomo dei mondiali e lui non fa il falso modesto, «è così!» ride, e il suo sorriso sta facendo impazzire tutti, e tutte soprattutto. Winnerhofer è il nuovo idolo in questa Garmisch che anche ieri ha regalato una splendida gara di sci in ambiente estivo, tutti al traguardo in maniche di camicia, tutti ad applaudire i maghi della discesa, il canadese Erik Guay vincitore dell'oro, Didier Cuche argento e lui, Christof, bronzo su una pista che non era più la sua pista, ma che in ogni caso lo ha premiato, perché quello visto in questi giorni è un nuovo Innerhofer, più forte, più sicuro e più aggressivo quando mette gli sci, ma sempre amabilmente bravo nelle pubbliche relazioni quando li toglie.
Ce lo invidiano in molti, teniamocelo stretto, è il primo a fare bis di medaglie in un Mondiale che continua a bastonare i big più attesi, ieri era deluso anche Cuche, senza dubbio il discesista più forte degli ultimi tre anni e il più forte anche ieri, se ha perso è solo per la neve molle e lenta che si è trovato sotto gli sci da metà gara in giù. Lo svizzero è partito per 18°, dopo la lunga pausa seguita al volo di Svindal al traguardo (gran botta nei materasssi, il norvegese spera di poter fare la supercombinata) e dopo che il nascondino del sole fra le nuvole aveva creato un effetto serra che ha "cotto" la pista. «Abbiamo avuto fortuna con il numero» diranno in coro Guay e Innerhofer, 10° e 9° al via quando ancora il fondo era compatto. Ma nessuno avrà nulla da eccepire sulla classifica finale, a Garmisch il canadese si è sempre esaltato, quanto a Innerhofer è il più in forma e il più carico: «Quando fai un bel risultato diventa tutto più facile, sono però sorpreso di me stesso, ho raccolto più in tre giorni che in tutta la carriera, sognavo di vincere una medaglia e ne ho già due, adesso però non chiedetemene una terza in supercombinata, quella magari la lascio agli altri, per esempio a Peter Fill, il mio compagno di stanza…». «Sono d'accordo, le medaglie di Inner ci hanno caricato molto, ma adesso tocca a noi» ride Peter, delusissimo ieri al pari di Heel e Paris, finiti molto lontani in una gara strana, decisa sicuramente dal cambio di neve che non ha dato chance a molti dei super favoriti, in particolare a Walchhofer e Miller, 7° e 15° alla fine.
Questo è lo sci, uno sport all'aperto spesso legato anche al caso, ora sta andando bene a noi, domani chissà, intanto bisogna godersela e infatti Inner è pronto per la festa. «Non chiedetemi dove andrò stasera, sarò dappertutto, domani si riposa (è stata infatti annullata l'ultima prova della discesa, ndr), alla vigilia della gara ho deluso tutti perché non mi sono presentato in piazza per il sorteggio dei pettorali, non stavo bene, ma adesso non mi negherò più a nessuno». Incredibile Inner, sembra fatto per stare sotto i riflettori, sta vivendo quel momento magico della prima gloria che esalta e rende disponibile a tutto e tutti, purtroppo capita spesso che continuando a vincere si cambi, speriamo non succeda anche a lui. Che intanto scopre e fa scoprire altri aspetti del suo cambiamento: «Sono sempre stato uno fissato, allenamento-gara-stop, non vedevo più in là di quello, adesso non so perché ma vedo tutto in modo più distaccato e rilassato, 10' prima del via qui mi sentivo come se avessi dovuto andare al bar a bere una birra con gli amici. Sono davvero contento di questa evoluzione così come sono contento di essere andato forte in condizioni che fino a ieri mi mandavano in crisi.

C'è sempre da imparare e il mio sogno è diventare un discesista completo come Cuche, ho 26 anni ma mi sento ancora giovane e con margini di miglioramento. Ma non chiedetemi di diventare uomo da coppa del mondo generale, fra le cose che ho capito nel mio anno di crisi c'è che è meglio fare bene poche cose che male tante».

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