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«Faccio ricorso. E poi rilancio»

Si rischia di creare docenti più importanti rispetto ad altri

«Faccio ricorso. E poi rilancio»

RomaMinistro Mariastella Gelmini, andrà alla «guerra di religione» sulla sentenza del Tar del Lazio?
«Certo. Faremo ricorso al Consiglio di Stato: è davvero assurdo discriminare l’insegnamento della religione cattolica».
I giudici amministrativi sostengono invece che con il loro intervento si cancella una discriminazione tra chi frequenta l’ora di religione e chi no.
«E sbagliano di grosso. Anche perché il frequentare corsi di religione cattolica non dà diritto a un credito scolastico ma un credito formativo».
Cioè non incide sul voto finale allo studente?
«Non direttamente. Incide quanto l’attestato di un corso di lingua, di ballo, di teatro e persino di filatelia».
E quindi la religione cattolica sarebbe l’unica ad essere ulteriormente «declassata»?
«Esattamente: sarebbe l’unica materia a non contribuire alla valutazione globale dello studente tra tutte le attività che danno luogo a crediti formativi: assurdo e paradossale».
Sminuendo ancor di più il ruolo dei docenti di religione?
«Certo, e questo è inaccettabile. Posto che si creerebbero insegnanti di serie A e di serie B».
Proprio come sostiene la Binetti?
«Che sul tema ha perfettamente ragione. Al contrario ritengo che il ruolo degli insegnanti di religione vada accresciuto e valorizzato».
Addirittura? E come?
«Dal prossimo anno vorrei coinvolgere maggiormente i docenti in attività di formazione».
Che fa, rilancia?
«Certo. La sentenza del Tar va contrastata sia sul piano culturale che su quello tecnico giuridico».
Sul piano culturale in che senso?
«Il cattolicesimo fa parte del nostro patrimonio di storia, di valori e tradizioni. Va difeso e tutelato. Fermo restando il principio di libertà di scelta. Chi vuole frequentare i corsi di religione lo fa, chi non vuole non li frequenta».
C’è una deriva anticattolica come sostiene il senatore Gasparri?
«Di certo la sentenza è una forma di nichilismo e relativismo che va senz’altro combattuta».
E il contrasto sul piano tecnico e giuridico?
«Sono fiduciosa che il consiglio di Stato ribalterà l’ordinanza dei colleghi».
Il suo predecessore Giuseppe Fioroni le ha dato un appiglio.
«Lo so, sottolineando che c’è già una sentenza del consiglio di Stato del 2007 che ha respinto una precedente pronuncia del Tar».
La Cei è stata durissima dicendo che il Tar rischia di «incrementare il sospetto e la diffidenza verso la magistratura che è già fin troppo alto in Italia». Condivide?
«Parole dure ma il messaggio è autorevolissimo e condivisibile. Il fatto che anche le famiglie abbiano dichiarato di voler fare ricorso denota un disagio verso la presa di posizione dei magistrati amministrativi».
Come spiega questa presa di posizione della magistratura?
«C’è un malinteso di fondo: spesso si confonde il doveroso rispetto della libertà di culto e di religione con l’abdicazione del dovere di tutelare la nostra religione, le nostre radici, la nostra cultura. Tutto per essere politicamente corretti».
Divario Nord-Sud nell’apprendimento...
«Ah no, la questione dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione? Non ho voluto commentare per non alimentare polemiche anche su questo fronte».
Pare che il test sia stato taroccato in molte scuole del Sud, spesso con la complicità dei docenti.
«Spero non accada più: non è questo il metodo giusto per tutelare i propri studenti».
Ma i dati sono oggettivi? Hanno veramente barato?
«L’Invalsi è un ente terzo rispetto al ministero e ho piena fiducia e stima nel suo presidente Piero Cipollone. So che utilizza criteri validi e scientifici».
Insomma non si scappa: in molti hanno copiato il test?
«Mi pare assodato e trovo ridicolo barare su questo: non vogliamo punire nessuno ma soltanto favorire un automiglioramento. Posto che ci sono eccellenze sia al Nord che al Sud, credo sia evidente a tutti che ci siano più difficoltà nel Meridione piuttosto che al Nord».
Lei è contro il via vai degli insegnanti su e giù per l’Italia. Come si combatte il pendolarismo?
«Certo. La scuola deve garantire la continuità didattica, al Nord come al Sud. Non ne facciamo una battaglia ideologica.

L’importante è che un docente rimanga nella stessa classe per più di qualche anno».

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