Fallisce l’inciucio E la garante dei bimbi finisce in «castigo»

Fallisce l’inciucio E la garante dei bimbi finisce in «castigo»

La novità arriva direttamente in aula, all’inizio dei lavori del consiglio regionale: il presidente Rosario Monteleone annuncia che è improvvisamente arrivata una candidatura per il ruolo di «Garante regionale dei diritti dell’infanzia». Il nome è quello della professoressa Susy De Martini. E scoppia la polemica, i due schieramenti vanno in frantumi, il centrodestra quanto il centrosinistra. Il «no» alla professionista genovese che ha più volte cambiato partito e schieramenti, arriva bipartisan. Ma prima e dopo il voto le polemiche sono roventi. Appena appresa la novità della candidatura, Matteo Rosso, capogruppo del Pdl, prova a chiedere un ripensamento: «Non sulla persona, sia chiaro - premette il consigliere - Ma sulla necessità di avere un nuovo garante che guadagnerà duemila euro al mese e alla Regione costerà anche per personale e uffici». Gli replica il capogruppo Pd Nino Miceli, mentre anche Lega e Lista Biasotti prendono le parti del Garante. E in particolare della figura di Susy De Martini, che invece Alessio Saso del Pdl giudica inadeguata proprio perché non super partes. Dopo una sospensione della seduta non passa il rinvio chiesto dal Pdl e si vota. Alla prima votazione il candidato avrebbe bisogno del consenso dei 4/5 dei presenti. Utopia: 26 voti per De Martini, 7 nulle, 5 bianche. Si va alla seconda votazione, dove il quorum scende ai due terzi dei votanti, cioè a 27. Dall’aula sparisce il leghista Maurizio Torterolo, ma compare il biasottiano Lorenzo Pellerano. La Lega prova ad aspettare il suo rappresentante, ma non arriva. Risultato: sempre 26 schede per De Martini, 7 nulle e 5 bianche.
L’analisi sembra semplice: l’opposizione aveva 12 voti e ha fermato la nomina. Macché, Lega e biasottiani, presenti con 4 consiglieri in entrambe le votazioni, hanno votato per la prof. Ma quindi non tutto il Pdl (8 presenti) ha votato scheda nulla. E soprattutto, a impallinare la candidata di Monteleone (quantomai pronto a controbattere a ogni intervento di consiglieri contrari alla nomina) ci ha pensato la maggioranza. Chi? Tanti i sospetti, anche molto, molto autorevoli. Per certo il ventisettesimo voto sarebbe potuto arrivare dall’assessore Pippo Rossetti, che ha però evitato l’aula, senza fare mistero della propria contrarietà a De Martini. Non è finita. Ci si riproverà, ma non si potrà cancellare la frattura trasversale dovuta al tentato inciucio. Perché anche nel Pdl qualcuno ha giocato contro il partito. Addirittura sembra che nei giorni scorsi un consigliere regionale e un consigliere comunale del Pdl abbiano partecipato a incontri riservati in casa della diretta interessata insieme a esponenti della maggioranza. E in quella sede avrebbero garantito alla «prof» il pieno appoggio.

Di certo tutti i consiglieri Pdl, ieri, a parole hanno detto di non voler far passare quella nomina. Nel segreto dell’urna, uno come minimo non lo ha fatto. Che sia lo stesso che ha promesso (senza averne titolo) i voti del gruppo?

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