Istantanee da quel pezzo d'Italia dove la 'ndrangheta fa davvero quello che vuole: al punto di spingere un figlio a rinnegare il padre, una moglie a rinnegare il marito. É la famiglia di Pino Vrenna, fino a ieri boss potente e crudele dei clan del Crotonese, arrestato l'anno scorso e spedito al 41bis, il trattamento carcerario di massima sicurezza. Nei giorni scorsi, era circolata la voce che Vrenna avesse deciso di «pentirsi» e di collaborare con la magistratura. Una scelta interessante, anche perchè da sempre si ritiene che Vrenna possa alzare il velo non solo sulle attività più direttamente criminose delle cosche calabresi, ma anche sui loro rapporti con la classe politica locale. Ma a lasciare interdetti è la rapidità con cui la famiglia del «capobastone» si è precipitata a prendere le distanze dalla sua scelta.
«Abbiamo appreso con estremo stupore e notevole sdegno - si legge nella lettera firmata dal figlio del boss - la decisione del nostro ex congiunto Vrenna Giuseppe detto Pino. Riteniamo che egli abbia fatto la sua scelta in perfetta autonomia, così come noi abbiamo fatto la nostra. Egli ha deciso di collaborare con la giustizia perchè, evidentemente, ha di che pentirsi. Noi, dal canto nostro, abbiamo declinato l'invito rivoltoci dalle Forze dell'Ordine a seguirlo in questa assurda ed incomprensibile scelta e, non avendo nulla e poi nulla di cuipentirci, riteniamo che questo signore vada lasciato solo nelle sue scelte e nelle sue determinazioni». «Non mi resta da dire - scrive ancora Antonio Vrenna - che, a mio avviso, il Vrenna Giuseppe non può che essere impazzito, ovviamente tale mia determinazione nasce dalla conoscenza perfetta di quello che era mio padre. Del resto, il Vrenna Giuseppe non avendo alcuna condanna coperta dal giudicato ed avendo una posizione processuale sostanzialmente buona, non può che definirsi che pazzo. Comunque, quand'anche avesse riportato l'ergastolo, tale scelta non era da noi tutti ritenuta opportuna».
Pino Vrenna è stato catturato lo scorso 5 marzo dagli agenti della squadra Mobile crotonese alle porte di Cosenza, nella frazione Settimo del comune di Montalto Uffugo; l'uomo, infatti, era latitante dal 7 aprile dello scorso anno quando si era sottratto alla cattura nell'ambito dell'operazione denominata 'Heracles' che ha portato all'arresto di 39 persone, ritenute affiliate alle cosche crotonesi.
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