Famiglie numerose alla riscossa: «Pensate a noi»

Maggioranza e opposizione d’accordo: «Vanno tutelate di più»

«La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose». Lo dice l’articolo 31 della nostra Costituzione. Purtroppo non sempre è così. Da qui la necessità di creare l’Associazione nazionale famiglie numerose, che ieri mattina, a Palazzo Marino, si è presentata al pubblico.
Per quei genitori che hanno dai quattro figli in su, famiglie che sembrano più squadre di calcio che altro. Anche se in Italia raggiungono a stento il 5%, vogliono far nascere una «famiglia di famiglie». «Una Nazione che vuole favorire la libertà, la maturità e la qualità di vita dei suoi cittadini - spiega Robbin Hubbard, coordinatore provinciale dell’associazione - deve aiutare e promuovere la formazione e la vita delle famiglie». Le richieste sono concrete: la volontà di essere attivi promuovendo una legislazione locale e intervenendo per sostenere le esigenze nel corso della formazione delle leggi nazionali, regionali e provinciali. «Dalla famiglia nascono i cittadini - continua Hubbard - e nella famiglia essi trovano la prima scuola di quelle virtù sociali, che sono l’anima della vita e dello sviluppo della società stessa». «La decisione di mettere al mondo figli - interviene il presidente Commissione bilancio del Comune, Carlo Masseroli (Forza Italia), iscritto all’associazione - è sì un fatto privato, ma che, tuttavia, produce conseguenze positive sull’intera collettività». Eppure la mentalità ancora dominante è tale che, mentre i costi della procreazione vengono addossati alla famiglia, i benefici di questa decisione vanno a vantaggio di tutta la società.
L’associazione, nata l’anno scorso a Brescia, vuole una politica per le famiglie più attenta. A partire dai fondi a tasso agevolato per chi intende acquistare la prima casa, proporzionalmente al reddito percepito e ai carichi familiari, si richiede di rendere disponibili le abitazioni sfitte, predisporre interventi che consentano di sfruttare al meglio il patrimonio del Comune e rivedere l’Ici, tenendo conto degli spazi necessari ad una famiglia numerosa e riducendo la percentuale in funzione del numero dei componenti. «È indispensabile che si consideri l’utente non come singolo, ma come appartenente a un nucleo familiare», spiega un altro iscritto all’associazione, Andrea Fanzago, capo gruppo della Margherita in Comune. Andrebbero, secondo questo principio, riconsiderati i criteri di incremento progressivo dei costi dei servizi pubblici (come acqua, luce e gas) legati ai maggiori consumi. «Attualmente le famiglie con figli, consumando necessariamente di più, sono ingiustamente penalizzate dall’aumento più che proporzionale del costo procapite», puntualizza Hubbard. Un appello anche per le family manager, quelle mamme che hanno rinunciato a intraprendere un’attività retribuita per provvedere all’assistenza dei figli. In base alle difficoltà economiche che questa scelta può comportare, Mario Sberna, presidente dell’associazione, fa sapere che sarebbe opportuno che «l’importo mensile degli assegni familiari sia aumentato, rimodulando quello relativo al numero dei figli».
Una problematica che trova accoliti a destra e a sinistra. L’associazione (www.famiglienumerose.it) non ha alcun credo politico o confessionale.

Per quanto l’Istat faccia sapere che, nel 2002, le famiglie con almeno cinque componenti sono circa il 7% del totale mentre quelle con almeno sei componenti sono l’1,4% (309mila), è necessario un intervento. Anche perché, ci provoca Hubbard, «senza famiglie, l’Italia, dove andrà?»

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