«Farò in fretta, ma non farò giustizia sommaria»

«Saranno chiamati per primi i soggetti con le posizioni più complesse»

Enrico Lagattolla

da Milano

Aveva promesso tempi rapidi, ora assicura che la scure della giustizia sportiva non cadrà alla cieca. Francesco Saverio Borrelli, il nuovo capo ufficio indagini della Federcalcio, si trova stretto tra scadenze a breve termine e professioni di garantismo. «Fare in fretta - assicura l’ex procuratore di Milano - non significa assolutamente giustizia sommaria, tutt’altro». Poi, l’annuncio. «La prossima settimana cominceranno le audizioni». Il nome di Luciano Moggi non lo pronuncia esplicitamente, «ma è bene - chiosa - che i personaggi più rilevanti di questa vicenda vengano ascoltati». Fin troppo chiaro.
Il principale obiettivo dell’ex capo del pool di «Mani pulite», comunque, resta la chiusura delle indagini entro due, massimo tre settimane. Una prospettiva a cui Borrelli e i suoi sei vice (tra cui Maurizio D’Andrea e Maria Josè Falcicchia, nominati dallo stesso magistrato) stanno già lavorando. La prima tappa di questo percorso si è già consumata ieri a Roma, nel vertice in cui l’Ufficio ha cominciato a valutare «l’enorme mole di materiale trasmesso dalla Procura di Napoli».
L’ultima, invece, è prevista per la fine di luglio. «Abbiamo riflettuto, e convenuto che il procedimento, nel suo insieme, comprensivo delle fasi di indagini, di quella presso il procuratore federale e di quella presso i giudicanti, dovrà terminare al massimo per il 20 luglio». «Ma fare in fretta - è la precisazione - non significa fare una giustizia sommaria. I tempi sono dettati anche dal fatto che ci sono i calendari da completare. Non tocca a me dire che cosa potrebbe succedere se i tempi delle indagini durassero di più. Chiedetelo al commissario straordinario. La cosa certa è che si farà in modo di chiudere almeno la parte che proviene dalla maxi istruttoria di Napoli».
Quindici-venti giorni, dunque, per tirare le prime somme. «Adesso è in corso la fase delle indagini, poi la documentazione verrà trasmessa al procuratore federale che deciderà se e chi deferire agli organi giudicanti o se archiviare questo o quell’episodio. Poi, a sua volta, trasmetterà gli atti alle istanze giudicanti. Il dossier che mi hanno dato è molto voluminoso, ma non mi sono fatto un’idea a riguardo. Lo studieremo con i capi e i vice capi dell’ufficio indagini e poi vedremo. Dall’esito della lettura delle carte decideremo se fare qualche audizione. Non riusciremo a ripercorrere indagato per indagato, perché ci vorrebbero più di tre settimane».
Tutti no, forse, ma qualche interrogatorio «eccellente» è più che scontato. «Saranno chiamati i soggetti più importanti, quelli le cui posizioni sono più complesse. Quelli li ascolteremo subito». Nessun riferimento esplicito, ma il nome di «Big» Luciano è il primo a venire in mente. Anche se propio Moggi, nei giorni scorsi, aveva mostrato l’intenzione di non volersi presentare davanti alla giustizia sportiva, perché «non più tesserato». Borrelli schiva l’ipotesi, e comunque «no - frena - i nomi non li faccio. Ripeto, i personaggi più rilevanti saranno sentiti». Comunque, «credo che un’idea ve la siate fatta leggendo tutto quello che è trapelato sulla stampa». Per la «cupola del pallone», dunque, si profilano tempi duri.

Ma «per quanto riguarda le garanzie - conclude il successore del generale Pappa -, gli indagati le avranno davanti ai giudicanti. Le indagini sono un inventario delle possibili fonti di prova che noi trasmettiamo alle istanze superiori. È lì che i soggetti avranno tutte le garanzie per la loro difesa».

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