Far rinascere L’Aquila? L’opposizione non vuole

DISSIDENTI In nove nel centro-sinistra si dissociano dalla linea dei propri partiti

RomaSi sono tappati il naso e hanno votato «no». Anzi, non si sono messi una mano sul cuore e hanno quindi bocciato i fondi per l’Abruzzo. Il disegno di legge di conversione del decreto sul terremoto è passato ieri all’esame finale della Camera con 261 favorevoli, 226 contrari e 9 astenuti. Il testo è ora legge: la ricostruzione delle case distrutte dell’Aquila può partire e il contributo dello Stato sarà al 100 per cento per chi ha perso l’abitazione principale, 1,152 miliardi di euro di copertura per il 2009. Tutta l’opposizione ha rifiutato di collaborare all’approvazione del provvedimento, meno i nove che non hanno seguito la linea: «Ci portate a votare contro», ha accusato nelle dichiarazioni di voto il deputato abruzzese del Pd Giovanni Lolli, rivolgendosi ai banchi della maggioranza. Solo in due nella minoranza hanno avuto il coraggio di dichiarare pubblicamente il non voto: Roberto Giachetti del Pd e Angelo Compagnon dell’Udc, astenuti. «Non ce l’abbiamo fatta», hanno spiegato con orgogliosa rassegnazione alle ragioni del cuore. Gli unici a dirlo, ma altri sette, senza uscire allo coperto, li hanno seguiti. Votare «no» significava non volere nemmeno l’inizio della ricostruzione dell’Aquila. Per una casualità questa clamorosa spaccatura della Camera sul provvedimento è capitata proprio il giorno dopo la forte scossa (4,5 gradi della scala Richter) che ha fatto tremare la zona di Campotosto, a pochi chilometri dal capoluogo abruzzese.
Il disegno di legge prevede il contributo totale per la ricostruzione di chi ha perso l’abitazione principale, impegni per le seconde case, copertura fino a 150mila euro dei mutui, garanzie fino al 90 per cento per i crediti alle imprese. In aula Lolli ha argomentato così la decisione del suo gruppo: «Siamo costretti a votare contro il decreto e lo facciamo per non disattendere le speranze degli abruzzesi, in particolare dei giovani».
È sembrata però una presa di posizione troppo dura anche all’interno di alcuni gruppi, come dimostra il voto controcorrente della manciata di dissidenti. L’opposizione era insoddisfatta delle risposte date dal governo alle sue richieste: dall’importanza da attribuire agli enti locali per la ricostruzione, al nodo delle seconde case. Pretendevano rassicurazioni complete per la ricostruzione delle abitazioni di villeggiatura, utilizzate spesso in passato per gli affitti a studenti. Hanno trovato risposte insoddisfacenti. Ma con la scelta di ieri di fatto Pd, Italia dei Valori e Udc hanno bocciato le risorse per le case distrutte di chi non ha altri tetti sotto cui dormire. «Dite che il sostegno per la ricostruzione essenziale a nostro avviso delle seconde case verrà realizzato con le ordinanze - ha rivendicato Lolli -. In realtà non siete stati capaci di trovare le coperture di spesa necessarie».

Ma questo basta per respingere tutto il provvedimento? E il Pd al Senato si era astenuto, non aveva votato contro. Per questo in nove si sono ribellati. «Bene, andiamo avanti a lavorare», è stato il commento al via libera del capo della protezione Civile Guido Bertolaso.

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