Adesso si picchiano anche sugli autobus coinvolgendo la gente che se ne va tranquillamente a casa. Parliamo degli extracomunitari che sempre più numerosi hanno invaso le nostre periferie e che, in mancanza di un inserimento sociale che neppure vogliono e della cronica mancanza di posti di lavoro, si organizzano a bande terrorizzando interi quartieri. Questa volta a fare le spese del conflitto in atto tra sudamericani e albanesi, e cioè delle due etnie che maggiormente si contendono il traffico di droga e del malaffare sul territorio genovese, sono stati i passeggeri di un autobus della linea 1 tra Voltri e Caricamento. Il fatto è avvenuto domenica mattina, intorno alle sette, a Multedo. A quellora un gruppo di giovani sudamericani si sono radunati alla fermata di fronte al concessionario di auto «Dream Cars». Evidentemente sapevano che a bordo dellautobus che sarebbe passato da lì a poco cera un altro gruppo di albanesi.
I sudamericani sotto i giubotti nascondevano bastoni, bottiglie e pietre. Insomma, volevano fare la festa al gruppo concorrente. E gli albanesi devono essersene accorti subito, perché non appena i primi sono saliti sullautobus, immediatamente gli si sono scagliati contro. È iniziata così una rissa senza esclusione di colpi che ha letteralmente terrorizzato le persone che in quel momento si trovavano sullautobus. Da sotto i giubotti sono saltati fuori bastoni e bottiglie con cui i due gruppi continuavano a darsele di santa ragione. La rissa non è durata a lungo. Anche perché lautista, non appena si è reso conto di quello che stava succedendo, immediatamente ha dato lallarme facendo avvertire la polizia.
Ma i belligeranti sapevano che lo scontro poteva finire dietro le sbarre di una cella, per cui non appena hanno sentito la sirena di una volante, sono saltati giù dallautobus e sono scomparsi lungo le viuzze interne della delegazione. Ma la rissa aveva lasciato anche una vittima innocente sullautobus. Infatti sul mezzo era rimasto un bambino ecuadoriano di dieci anni, piangente, che il padre cercava invano di consolare.
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