Il suo primo contatto ufficiale con il settore della nautica italiana, da quando è stato nominato successore di Claudio Scajola alla guida del ministero dello Sviluppo economico, Paolo Romani lo affida al Giornale di Bordo. Aveva giurato davanti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 4 ottobre dello scorso anno, quando il 50° Salone Nautico Internazionale di Genova era in pieno svolgimento. Il prossimo, il 51° - stabilità politica permettendo - sarà il «suo». Gli imprenditori, Ucina-Confindustria Nautica in testa, lo ringraziano, anche se fanno fatica a capire perché l’intero settore debba stare sempre in coda, in una ipotetica lista d’attesa.
Ministro Romani, innanzitutto una curiosità: lei va per mare o ha un debole per la montagna come Giulio Tremonti?
«Mare e montagna - sorride alla banalissima domanda, ma a rischio trappola - sono due eccellenti opportunità per una vacanza. Senza dimenticare campagna, collina, lago, città d’arte...».
La crisi sarà anche alle spalle, ma i suoi effetti si trascineranno nel tempo. Soprattutto in questo settore, spesso più trascurato di altri e sempre nel mirino dei pregiudizi.
«La nautica si conferma uno dei settori strategici del made in Italy. Dopo la crisi del biennio 2008-2009, l’anno appena concluso ha dato primi segnali incoraggianti, soprattutto grazie alla ripresa della domanda estera. Sono i cinesi, i russi, gli indiani e gli arabi i principali acquirenti della nostra produzione di alta qualità. Per questo è fondamentale puntare su mercati che apprezzano e valorizzano le nostre imbarcazioni, senza dimenticare il ruolo degli Stati Uniti, principale mercato mondiale in buona ripresa. Siamo dunque impegnati per rafforzare la crescita di un settore che ha delle punte d’eccellenza - penso alla costruzione dei superyacht per i quali deteniamo la leadership mondiale - e che fornisce un contributo al Pil pari a 6,5 miliardi di euro con il suo quinto posto fra i settori che trainano l’export».
Le imprese chiedono provvedimenti concreti: strumenti adeguati che rilancino la competitività e l’occupazione. Invocano norme più chiare e semplici, come quelle in vigore nei Paesi nostri concorrenti. Insomma meno burocrazia e regolamenti europei uguali per tutti.
«Il ministero dello Sviluppo economico ha sostenuto il settore con un’attenta politica degli incentivi, destinando nel solo 2010 circa 42 milioni di euro, impiegati per la sostituzione di motori di vecchia generazione con quelli a basso impatto ambientale e all’acquisto di stampi per scafi da diporto. Voglio poi ricordare che abbiamo messo in campo delle politiche per sostenere l’internazionalizzazione e l’export, in particolare promuovendo un progetto speciale per la nautica negli Stati Uniti e sostenendo con iniziative di promozione le aziende italiane interessate al mercato americano. Il ministero, come lei ben sa, ha preso parte tra l’altro al salone nautico di Miami, una delle vetrine più importanti al mondo. Un evento che replicheremo anche nel 2011. Per quanto riguarda leggi e regolamenti mi rendo conto che un po’ d’ordine bisogna farlo, soprattutto alla luce di una uniformità europea».
Esistono mille ricette per far ripartire il settore. La nautica italiana non è fatta solo di yacht per ricchi. C’è anche il turismo da diporto che non decolla...
«La prima ricetta: serve maggiore collaborazione tra governo e regioni. In effetti il nostro straordinario patrimonio costiero, circa 8mila chilometri, meriterebbe più attenzione da parte di tutti, sempre nel rispetto dell’ambiente. Ha potenzialità enormi. Del resto il federalismo demaniale è già un primo passo per le economie territoriali. Ma siamo anche impegnati a valorizzare sempre di più il Salone di Genova, la nostra principale vetrina, insieme con altre iniziative come Interboat 2011 che si svolgerà a Viareggio, Adria Nautic–Croatia Boat Show e Nauticamed World che si svolgerà il prossimo maggio a Ravenna».
Ministro, però gli imprenditori si fidano poco delle promesse...
«Noi stiamo lavorando con determinazione e credo che, nonostante la crisi, si sia visto qualche risultato concreto. In particolare il nostro governo è quello più attento al settore nautico. L’azione dell’esecutivo è a più ampio respiro e si concentra ovviamente anche sull’internazionalizzazione delle nostre imprese, sull’attrazione di investimenti esteri e sui rapporti a livello politico-commerciale con i cosiddetti Paesi emergenti, che poi sono i mercati di sbocco del nostro export. Un esempio per tutti. Recentemente, insieme con il ministro russo all’Industria, Viktor Khristenko, ho partecipato al varo di “Rossita”, la nave per il trasporto di materiali radioattivi derivanti dallo smantellamento dei sommergibili nucleari russi.
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