Fari puntati su T-Bond e futuro del «Corriere»

Si parte domani, con il consiglio di Unicredit a Milano. Poi tutti a Londra dove, mercoledì mattina, l’ad Alessandro Profumo svelerà agli analisti i conti del 2008. E forse anche l’ammontare dell’emissione dei bond di Stato, sia nella «versione Tremonti», sia in quella viennese, per la controllata Bank of Austria. Poi, venerdì, tocca ad Intesa il verdetto sui conti e sui bond. In contemporanea con le Generali, che sempre venerdì sveleranno i propri numeri e, soprattutto, la decisione sul dividendo, sempre pagato nei precedenti 175 anni di storia.
Nel mezzo un intervallo editoriale, con il bilancio 2008 della Rcs, società editrice del Corriere della Sera, che mercoledì mattina riunisce prima il patto di sindacato dei grandi soci, poi il consiglio. In Rcs, come noto, sono presenti banche, assicurazioni e imprenditori, sintesi dei «poteri forti» del Paese. E questa volta c’è qualcosa di nuovo, nell’aria. Forse non sugli assetti aziendali di vertice in scadenza: dovrebbero trovare conferma sia il presidente Pier Gaetano Marchetti, sia l’ad Antonello Perricone, mentre dovrebbe uscire il vicepresidente Gabriele Galateri. L’arrivo di Claudio Calabi dal Sole 24 ore, come ad, sarebbe tramontato anche per le difficoltà interne che comporterebbe il ritorno del manager uscito burrascosamente da Rcs nel 2001, soprattutto se chiamato ad effettuare dolorosi tagli. Le incognite riguardano piuttosto la direzione quotidiano, affidata a Paolo Mieli dal dicembre del 2004: l’ipotesi di una svolta è concreta, e la discussione tra i due rappresentanti di maggior peso specifico del patto - Cesare Geronzi, presidente di Mediobanca, Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo - e tutti gli altri è aperta. Insieme con i conti, atteso il crollo dell’utile, l’appuntamento di Rcs promette di essere l’apripista per una stagione di sacrifici nell’intero settore della carta stampata. Tagli e provvedimenti pesanti sembrano inevitabili a livello di comparto, e forse non senza una preventiva condivisione di fondo tra i vertici di tutti i grandi gruppi.
Comunque saranno le banche a tenere banco nella settimana di Borsa che si apre oggi. Per Unicredit, nonostante l’annus horribilis sul listino, gli analisti si aspettano 3,7 miliardi di utile netto. È invece probabile che Profumo ci tenga a mantenere la promessa di un mese fa, fornendo una cifra molto vicina a quota 4 miliardi (contro i quasi 6 del 2007). In ogni caso il dividendo sarà in azioni, per un controvalore di 3,6 miliardi, come previsto in occasione dell’aumento di capitale. Mentre resta da vedere quanti bond di Stato verranno emessi: si scommette su un miliardo in Italia, e tre in Austria.
Per Intesa Sanpaolo, invece, niente dividendo: Corrado Passera aveva escluso la cedola cash. Resta la remota ipotesi che il consiglio metta in piedi un’operazione per pagare con azioni, ma sembra un’ipotesi remota. Gli utili, peraltro, non mancheranno: le attese sono per 4,3 milioni contro i 4,9 del 2007, con tanto di sorpasso ai danni di Unicredit.
Generali, infine, dovrà svelare la sorta del dividendo. «C’è spazio», ha dichiarato a fine 2008 l’ad Giovanni Perissinotto.

Da allora le condizioni del settore assicurativo sono assai peggiorate e il titolo ha ceduto in Borsa, solo nel 2009, il 50 per cento. Si vedrà, allora, quanti centesimi, di quei 90 per azione distribuiti l’anno scorso, spetteranno ai soci anche quest’anno.

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