Cibi, profumi, tessuti, utensili e carburante: il capitano Nemo, eroe di Ventimila leghe sotto i mari, poteva ricavare dall'oceano tutto ciò di cui aveva bisogno, senza che il Nautilus dovesse mai risalire in superficie per fare rifornimento. Sogno irrealizzabile o idea di un futuro possibile? Senza lasciarsi sedurre dalla fantastica indipendenza di Nemo, Giovanni Scapagnini racconta in Un oceano di salute (Sperling & Kupfer) come il mare possa fornire preziose soluzioni a molti problemi dell'uomo: dalla dieta ottimale alla cura delle malattie.
Il nostro viaggio inizia, naturalmente, con un'immersione. Esperto subacqueo, Scapagnini - «cervello» rientrato in Italia presso l'Università degli Studi del Molise, dopo aver insegnato al Rockefeller Neuroscience Institute di Rockville, all’università di Baltimora e al New York Medical College - ci accompagna «in un blu senza confini né punti di riferimento», un mondo silenzioso e inquietante, e ci presenta il primo protagonista del libro: lo squalo. Niente paura: il predatore degli abissi provoca molti meno incidenti mortali rispetto ai cani domestici (su 24 attacchi nel 2005, solo 4 letali). Animale tra i più antichi, sopravvissuto inalterato per milioni di anni, lo squalo racchiude in sé il segreto della longevità e di una salute quasi perfetta. Privo di ossa, il suo scheletro è composto da elastica e flessibile cartilagine: la ricerca biomedica vi ha scoperto sostanze che sono dei potentissimi regolatori della risposta immunitaria, confermando le intuizioni della medicina tradizionale cinese, che suggeriva zuppa di pinne di pescecane come terapia tonica per tutte le patologie. Anche se ormai sappiamo che pure gli squali si ammalano di cancro - anni fa certo ambiente scientifico ventilò che ne fossero immuni - è però indubbio che le sostanze racchiuse in tutte le parti del loro corpo stanno indirizzando la ricerca medica verso nuove strade, principalmente nella terapia dei tumori.
Dagli squali agli omega-3 il salto non è troppo lungo. Si chiamano così quei «grassi della salute» che hanno un naturale potere di «antigelo» cellulare: grazie a essi i pesci dei mari del Nord sopravvivono in condizioni estreme. Il Chicago Western Electric Study ne ha appurato l'effetto, monitorando per trent’anni 5mila individui: nei maschi che assumevano una razione giornaliera di almeno 35 grammi di pesce si riduceva il rischio di morte da infarto del 48 per cento. Recentemente, inoltre, è stato scoperto che il pancreas della rana pescatrice secerne una proteina che stimola la produzione di insulina. I diabetici americani hanno visto arrivare nelle farmacie rimedi basati su questo ritrovato scientifico. L'immersione nella medicina oceanica prosegue tra veleni e tossine. Davanti alla parola «veleno» verrebbe voglia di ritrarsi, soprattutto pensando a come sia una terribile arma di attacco, capace di immobilizzare le prede. L'etnobotanico Edmund Davis ha scoperto che gli stregoni dei riti vudù usano per trasformare le loro vittime in zombi una tossina estratta dal pesce palla. Si tratta dello stesso pesce fugu che in Giappone costituisce pietanza prelibata: una volta privato, però, degli organi principali dove il veleno si annida, lasciandone a sufficienza per dare al commensale un'adeguata euforia, senza farlo morire. Un piatto da roulette russa, dunque. Ma anche un veleno per la ricerca internazionale: studiandolo, si è arrivati a farmaci sperimentali capaci di curare le conseguenze di traumi cranici, i difetti della trasmissione nervosa, l'astinenza da eroina, nonché a scoprire un anestetico per sala operatoria. Anche lo studio delle urticanti e talora letali meduse - esseri primitivi senza ossa né sangue né cuore né cervello - ha rivoluzionato la biologia molecolare. La proteina che consente loro di emettere la caratteristica luce fosforescente è oggi usata come marcatore biologico (una specie di microtorcia) per consentire agli scienziati di studiare la dinamica dei processi cellulari.
Risalendo in supeficie dalla nostra immersione, troviamo i crostacei, tra cui il preistorico limulo (una specie di granchio molto gustoso: in tutti i suoi viaggi Scapagnini non dimentica mai che la ricerca scientifica può avere uno strepitoso coté culinario), nel cui sangue letteralmente blu gli scienziati hanno potuto identificare una proteina in grado di inibire l’aggressione del virus Hiv.
Di tutti questi rimedi beneficiano, da secoli, le popolazioni a stretto contatto col mare e che si nutrono dei suoi pesci e dei suoi vegetali. Che sia questo il segreto di una lunga vita? Non a caso il libro si chiude con l’incontro con un arzillo centenario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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