Fascio&Martello. Così gli estremi (politici) si toccano

Fascio&Martello. Così gli estremi (politici)  si toccano
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Le recenti, drammatiche vicende di politica estera hanno fornito anche in Italia il pretesto per il ritorno di violente manifestazioni di piazza, spesso liquidate come opera di ipotetici - e sicuramente immaginari - "fascisti rossi", diventati ormai un sinonimo per "violenti".

Gli "opposti estremismi" che si toccherebbero grazie a inedite "convergenze parallele", termini evidentemente tratti da geometrie non-euclidee, sono diventati delle comode etichette per nascondere appartenenze politiche che, oggi, hanno più a vedere con il "rosso" che con il Fascismo.

Ci fu, invece, un tempo in cui il cosiddetto "rossobrunismo", ossia l'effettiva comunione di interessi tra estrema destra e sinistra, fu una concreta realtà, ma in un periodo storico lontano e irripetibile, come quello intercorso tra le due guerre mondiali. A questo argomento è dedicato lo speciale del periodico Storiainrete - finalmente tornato in edicola - suggestivamente intitolato "Fascio e Martello", che indaga i non pochi esempi di contaminazione, o peggio, tra fascisti, nazionalsocialisti e comunisti di tutto il mondo. Dall'abbastanza noto caso di Nicola Bombacci, tra i fondatori del Partito comunista d'Italia, schieratosi a fianco di Mussolini durante i tragici 600 giorni della Repubblica Sociale Italiana, allo strumentalmente dimenticato filonazismo del Partito Comunista Francese, sostenitore entusiasta del Patto Ribbentrop-Molotov. Meno note sono le convergenze "rossobrune" di politici di primo piano come Sir Oswald Mosley, che prima di fondare la British Union of Fascists era stato ministro laburista, o Jacques Doriot, vero e proprio enfant prodige del Partito Comunista Francese, fondatore poi del PPF, il più forte e strutturato fra i numerosi partiti fascisti d'oltralpe, fino alle dichiarate simpatie mussoliniane della sinistra del Partito Democratico americano, prima che Roosevelt venisse richiamato all'ordine dalla cupola britannica.

Quasi del tutto ignorati, sono invece qui ricordati anche i "fasciocomunisti" del Dopoguerra, a partire da quelli graziati nel 1946 dall'amnistia di Togliatti, liberati giusto in tempo perché votassero al referendum sulla Monarchia o Repubblica, memori del tradimento della Real Casa.

Curiosi anche i casi di singoli intellettuali, come i filosofi Ugo Spirito, teorico del corporativismo approdato al Maoismo, e Armando Plebe, di formazione marxista, eletto nel MSI e che tentò poi di aderire al Partito Radicale. Esempi mai più replicati di eretici veri, quasi sempre idealisti, mai superficiali, spesso controcorrente.

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