Fassino ricicla La Ganga, risorto dalle mazzette Psi

Altri tempi. Altre facce. Cacciate fra monetine e insulti nell’epoca tintinnante di Mani pulite. Ora tornano. Anzi, torna dove non l’aspetteresti: Giusi La Ganga si candida per il Pd al consiglio comunale di Torino. Nella scia e a supporto di Piero Fassino. Proconsole di Bettino Craxi in Piemonte, La Ganga era diventato nel ’92 e dintorni uno dei bersagli del furore giacobino e il suo nome veniva pronunciato quasi con un disprezzo onomatopeico. Una vignetta feroce di Giorgio Forattini lo seppellì, sempre giocando sul suo cognome che diventava un personaggio: il gangster. Fu raggiunto da nove avvisi di garanzia per le mazzette al partito, nemmeno tanti per la contabilità bulimica di Tangentopoli. Infine uscì di scena patteggiando 1 anno e 8 mesi per finanziamento illecito. Fuori gioco.
E lontano dai circuiti della politica è rimasto per tanti anni. Molti dei vecchi quadri del Psi facevano rotta verso Forza Italia, lui no. Lui rientra adesso nel Pd, il partito che raccoglie l’eredità del Pds. E il Pds banchettò sui resti del Psi. A sinistra non si distingueva: anzi l’asse Craxi-Berlusconi, prontamente demonizzato, diventava l’obiettivo di una nuova campagna che riproponeva tanti luoghi comuni a cominciare dalla presunta superiorità morale se non antropologica del Pds. Dopo anni di polemiche, nemmeno la malattia di Craxi fu affrontata con gli strumenti della politica: per alcuni l’ex leader del Psi, rifugiato a Hammamet, era in fuga, per altri era in esilio, per la giustizia era latitante. Non si trovò una soluzione e Craxi alla fine morì in Tunisia dove è sepolto.
Ora La Ganga, classe 1948, uno dei simboli di quell’epurazione, ci riprova: «La traversata nel deserto - spiega alla stampa - è finita». In realtà la sua riemersione provoca più di un mal di pancia, soprattutto dale parti di don Ciotti e del movimento Libertà e giustizia, ma si tratta di fenomeni gestibili. Piero Fassino, il candidato sindaco, si spende per far accettare quella candidatura e forse ci riesce. Impresa che solo qualche anno fa sarebbe stata impossibile. Come una fiction di fantascienza. «Sono in pensione e non voglio fare carriera - mette le mani avanti La Ganga - ma spero che questa esperienza di craxiano non berlusconiano possa far riflettere».
Può darsi anche se, ormai, il Psi è stato spolpato. E quella di La Ganga rischia di essere una candidatura di bandiera. Una sorta di testimonianza sul lato sinistro dell’emiciclo parlamentare.

Una risurrezione in vitro. Per entrare in consiglio, a Torino, servono almeno 1.200 voti. Non sarà una passeggiata per un volto che ci riporta alla Prima Repubblica. E alla galleria dei suoi ritratti: gli Andreotti, i Pillitteri, i Craxi.

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