Un album di cose di football fa sempre piacere. Non fotografie, quelle comunque muovono memorie, profumi, anche malinconia. Ma un libro che raccolga fatti, personaggi, cronaca, diventa un momento di riflessione sul tempo smarrito e così ritrovato. Dario Canovi, insieme con Giacomo Mazzocchi, è riuscito nell'impresa, ormai rara. Canovi è avvocato, cittadino del mondo e non del condominio nostrano, è procuratore eccellente di calciatori, molti dei quali illustri. Mazzocchi, padre di Marco, un sulfureo collega, osservatore e protagonista di mille accadimenti quando il giornalismo era vero, affascinante, dentro e fuori, che ci trovassimo davanti a una ballonzolante macchina per scrivere o a uno scassato telefono a gettoni.
Trecento undici pagine di racconti, più undici di documenti, lettere, contratti, biglietti aerei, telegrammi, formano "Lo stalliere del Re", per i tipi di Dalai editore, il libro che prende il titolo dalla frase con la quale Gianni Agnelli etichettò Luciano Moggi «lo stalliere che deve conoscere tutti i ladri di cavalli». Qui i cavalli sono mille, cavalieri pochi, c'è davvero una fetta grande del calcio italiano, qui c'è la pistola di Sibilia, qui l'infantile Fraizzoli impaurito da Viola e Andreotti sul contratto di Falcao, qui il confronto scontro, in camera da letto, di Mazzocchi con Maradona in mutande; immaginate Canovi che fa pipì nel bagno di Berlusconi, in via Rovani aggiungo io, stupito di trovare appesi ai muri di quella stanza i quadri del veneziano Francesco Guardi, e ovviamente pagine dedicate a Luciano Moggi, vita, opere, ascesa, trionfo e caduta dell'ex imperatore del calcio.
Storie garantite dal limone da chi il football lo ha vissuto da dentro e che oggi, finalmente, lo racconta fuori. Mi permetto, a questo punto, di riportare un aneddoto che riguarda Giacomo Mazzocchi. Seduti attorno a un tavolo del circolo tennis di Roma stavano Lino Cascioli, il sottoscritto e il barone Giuseppe Colalucci, personaggio storico del giornalismo romano, cultura enciclopedica, ironia finissima, astuzia perfida, autore, tra l'altro, dei discorsi di Galeazzo Ciano. Apparve improvvisamente Giacomo Mazzocchi che, con il suo solito fervore, salutò Cascioli con una vigorosa pacca sulla spalla "Ciao Casciò!", muovendo l'aria attorno ai presenti. La "caramella" che il barone portava all'occhio destro cadde sul piatto mentre Mazzocchi si allontanava dalla sala.
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