La fattibilità dei programmi del Pd e del Pdl

Per gli analisti il Popolo delle Libertà fa proposte più ambiziose ma più concrete. Il voto dell’Istituto Faber: 6,4 per Berlusconi, 5,6 per Veltroni

La fattibilità dei programmi del Pd e del Pdl

Milano - Si può fare, dice la campagna elettorale di Walter Veltroni. Mica tanto, dice l’analisi sulla fattibilità del suo programma e di quello dell’avversario Silvio Berlusconi. La traduzione nella realtà dei «libri dei sogni» l’ha fatta l’Istituto Faber Sviluppo per Italia Oggi Sette. Il confronto fra i programmi dei due maggiori schieramenti rispecchia in fondo la campagna elettorale: l’aspirante premier del Pd cerca di conquistare consensi promettendo una Stagione Nuova, là dove, è il caso di dire, ogni promessa è debito. Il candidato del Pdl gestisce il vantaggio puntando su un programma ambizioso che, annuncia, richiederà anche provvedimenti impopolari, perché i punti cardine, dal taglio delle tasse alle grandi opere, sono costosi, ma considerati irrinunciabili per il rilancio dell’economia. Comunque, le sue proposte sono ritenute più concrete.
Nudi e crudi i numeri sono impietosi: le promesse di Veltroni valgono 32,2 miliardi di euro, quelle di Berlusconi 40 miliardi. Eppure, su una scala da uno a dieci, il programma del Pd ha un indice di realizzabilità inferiore rispetto a quello del Pdl: 5,6 contro il 6,4. E questo nonostante il «grado di convergenza», e cioè il giudizio che sulla stessa proposta esiste nel Polo avversario, sia più basso per il Pdl che per il Pd, 7 contro 8,2. Il che conferma anche come Veltroni stia «giocando in campo avversario», con proposte fino a ieri appannaggio del centrodestra, alle quali quindi difficilmente il centrodestra in Parlamento potrebbe dire di no. In generale, Veltroni conta di tagliare la spesa corrente di 23,4 miliardi, di recuperarne 23,3 in entrata attraverso altri provvedimenti, e di investire 32,3 miliardi, con un impatto totale sui conti pubblici in cinque anni di 32,2 miliardi. Berlusconi prevede di ridurre le tasse per 57 miliardi, tagliare la spesa corrente di 36,4, investirne 19,3, con un impatto sui 5 anni di 40 miliardi.

Fisco
È una partita complessa per entrambi gli schieramenti. Silvio Berlusconi, per esempio, prende 2 quando dice che vuole portare la pressione fiscale dall’attuale 43,2 per cento del Pil a meno del 40 per cento spendendo 38 miliardi. Però poi ottiene una pagella con tutti 7 e 8 quando propone detassazione di straordinari e tredicesime, riduzione dell’Irap, tempestivi rimborsi Iva, no tax per le iniziative imprenditoriali dei giovani e via così alleggerendo il carico fiscale. Veltroni punta tutto sul taglio Irpef, che costa 20 miliardi. Ma prende 2.

Infrastrutture
Il rifinanziamento della legge Obiettivo e Grandi opere, dal ponte sullo stretto di Messina alla Tav sui quali Berlusconi non transige, costa 11 miliardi e fa paura: l’indice di realizzabilità è 4. Anche qui però, il programma del Pdl convince sul resto, dalle infrastrutture viarie alle leggi Obiettivo speciali. Dal 4 al 5 invece il voto di Veltroni quando vuol spendere 8 miliardi per le «infrastrutture della mobilità» e 1,5 per «treni decenti per i pendolari». La sufficienza arriva sulla Tav, quella che piace anche al Pdl, e infatti qui il grado di convergenza è 10. Da segnalare il 10 al Pdl per la costruzione di nuovi Cpt per i clandestini. E una differenza sui rigassificatori. Sono previsti da entrambi i programmi, ma il Pdl prende 6, il Pd 4.

Giovani
Se entrambi i candidati premier conquistano il 7 con le due versioni del bonus bebè, sul resto le differenze sono abissali. Un esempio su tutti: Berlusconi prende 7 con il credito d’imposta per i giovani, che gli costerebbe 300 milioni, e un più cauto 5 quando si propone di attuare la legge Biagi, con una spesa di 130 milioni. Veltroni si ferma al 3 e al 4 su due delle promesse pronunciate a voce più alta: il compenso minimo di mille euro a costo zero per lo Stato, perché vaglielo a dire agli imprenditori che sarà tutto a carico loro. E i contratti atipici per un massimo di due anni.

Federalismo
Dev’esser la presenza nello schieramento della Lega Nord, a rassicurare, il marchio di fabbrica conterà pur qualcosa.

Di fatto, il Pdl convince e guadagna l’8 quando parla di federalismo fiscale solidale a costo zero, mentre non paga la timidezza del Pd, che sul Senato delle Autonomie prende 2 nonostante preveda un risparmio di 70 milioni.
Dice Berlusconi che Veltroni gli ha copiato il programma. A scuola, chi ha studiato viene promosso, chi copia spesso viene rimandato. Fra una settimana il risultato dell’esame.

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