Le considera sicure e pratiche. Tanto da averne regalata una a suo figlio e da aver tratto dai giovani che le utilizzano ispirazione per il suo secondo film da regista. Insomma, Eleonora Giorgi promuove a pieni voti il mondo delle minicar.
Cosa ne pensa di queste piccole auto. Sono sicure?
«Credo proprio di sì. A parità di velocità, hanno un innegabile vantaggio rispetto allo scooter: una barriera intorno al corpo che protegge chi le guida. In una città come Roma, nella quale guidare il motorino è diventato estremamente rischioso, queste auto rappresentano una valida alternativa».
Con i suoi figli cosa ha fatto?
«Il mio primo figlio, che adesso ha 30 anni, ha sempre guidato il motorino, proprio come me. Per il secondo, invece, che ha 19 anni, abbiamo optato per la minicar. L'ha guidata dai 14 ai 18 anni. Acquistarla è stata una scelta dettata dal bisogno di garantire la sua sicurezza, visto che il papà, Massimo Ciavarro, abita fuori Roma. E visto che fuori città si trova anche la scuola che mio figlio ha frequentato».
Lei nel mondo delle minicar ha ambientato anche un film. Come mai?
«Si tratta del mio secondo lavoro da regista: a ispirarlo è stata proprio l'esperienza di mio figlio. Il titolo del film è L'ultima estate. Parla di un gruppo di ragazzi di 17 anni che viaggia a bordo delle minicar. Alcuni di questi giovani le rubano per poi modificarle. Il fenomeno è di grande attualità, specialmente a Roma dove interi quartieri sono invasi da questi mezzi».
Ma quando suo figlio la guidava lei era preoccupata?
«Direi di no, perché ero consapevole che si tratta di un mezzo più sicuro rispetto al classico scooter. Ovvio che come madre sarei stata molto più tranquilla a chiudere in casa i miei figli. Solo che non si può: è indispensabile metterli nelle condizioni di socializzare e di essere indipendenti».
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