Cultura e Spettacoli

FAVOREVOLE: Il pugno allo stomaco è anche lezione di vita

L’altra sera ero davanti alla tivù e ho visto Francesco Nuti ospitedi Barbara D’Urso a Stase­ra che sera . Ne sono rimasto sconvolto. Come me, credo, chiunque fosse sintonizzato in quel momento su Canale5. L’at­tore, che tutti ricordiamo in bel­lissime commedie, piangeva e rideva e piangeva, in un’altale­na di sentimenti impossibili da frenare. Il viso, una smorfia. For­se c’era la gioia di vedersi ricor­dato dagli amici intervenuti al programma. Certamente c’era la disperazione che nasce dalla consapevolezza della propria drammatica situazione. Una mano compassionevole gli asciugava l a saliva. Non s o spie­gare perché, ma questo detta­glio mi ha turbato moltissimo. È l’immagine che mi si è confic­cata subito nella memoria. Lo so: Daniele Abbiati, nell’ar­ticolo qui a fianco, ha moltissi­me ragioni. Il contesto non era adeguato, la situazione è sfuggi­ta di mano. Molti, incluso chi scrive, hanno avuto la sensazio­n e di trovarsi di fronte all’enne­simo capitolo della tivù del do­lore, sia pure involontario. Tut­to vero. Però, ripensando a quello che è andato in onda, ripensando a quella mano che asciuga la sali­va, mi chiedo se la vicenda non sia u n po’ meno scontata di così e non offra il destro a d altre con­siderazioni. La malattia e la morte sono l’ultimo tabù. Non si possono mostrare, non se ne deve parlare. Sono rimosse dal­la nostra società in cui tutto è gioco e divertimento. Eppure la malattia e la morte esistono, an­che se non sono telegeniche e non fanno buoni ascolti. Quan­do irrompono nei nostri salotti, si tratti di Nuti o di qualsiasi al­tro caso, il riflesso immediato è cambiare canale, girare la testa dall’altra parte, fare finta di niente. Disturbano, anche quando il contesto è quello «giu­sto », ammesso che ne esista uno che si possa definire tale. L’indignazione nasconde l a pa­ura? Messo da parte il moralismo, in fondo cosa resta del violentis­simo colpo sotto l a cintola asse­stato dalle immagini di Nuti? L a consapevolezza che il dolore è ingiusto, fa parte della vita e quasi sempre arriva quando pa­re a lui, senza chiedere il per­messo. E che per fortuna non siamo soli, perché c’è una ma­no compassionevole che asciu­g a la saliva.

Non sarà stata «tele­visivamente corretta» ma è una lezione da ricordare.

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