Politica

Fazio e Tremonti, va in scena il grande freddo

Il vicepremier prima imita il suo rivale con i giornalisti: «Se non ve ne andate vi faccio dare un po’ di botte...». Poi si fa serio: «Da 3 anni si sa cosa penso di lui»

Gian Battista Bozzo

nostro inviato a Washington

Un Giulio Tremonti evidentemente di buon umore e incline alla battuta, un Antonio Fazio cupo e silenzioso. Le due facce della «squadra» italiana alle riunioni del Fondo monetario internazionale e del G7 non potrebbero essere più diverse, contrastanti. Ma sul futuro del governatore, anche dopo la richiesta di un passo indietro che Berlusconi gli ha rivolto giovedì, ancora nessuna certezza. Le comunicazioni Roma-Washington sono praticamente inesistenti. I contatti fra Tremonti e Fazio nella capitale americana, anche. Nel caldo umido e opprimente della città, il gelo all’interno della delegazione nazionale è totale. Il ministro dell’Economia lo rompe, quel gelo ma soltanto con i giornalisti che l’aspettano nella hall dell’albergo di Georgetown dove risiede. «Non sono una new entry, un absolute beginner, ma un antenato rispetto a queste riunioni», esordisce. E poi si lancia in un’improbabile quanto divertente imitazione del governatore su Striscia la Notizia, dicendo: «Se non ve ne andate, vi faccio dare un po’ di botte». In serata, dopo il G7, il discorso si fa più serio e, sul caso Fazio, Tremonti ricorda: «Il mio punto di vista è sempre lo stesso da tre anni a questa parte. Sono l’unico ad avere titolo di dire certe cose perché le dico da tre anni. Su questo ci campo di rendita». Quanto al suo rientro in via XX settembre, Tremonti dice: «Sono onorato di essere ritornato a rappresentare il mio Paese come ministro dell’Economia».
Fazio era uscito dallo stesso albergo di primissima mattina, eludendo così le domande indesiderate. Ognuno dei due ha seguito regolarmente il proprio programma di lavoro, Tremonti con incontri bilaterali con il segretario al Tesoro Usa John Snow, il cancelliere dello Scacchiere inglese Gordon Brown, il ministro lussemburghese Juncker, il direttore generale del Fmi Rato; il governatore con le riunioni all’interno del palazzone del Fondo sulla Diciannovesima Strada. Ma la domanda cruciale era se Fazio si sarebbe presentato al G7, nonostante tutto. La risposta è giunta alle 14, ora di Washington, quando il governatore della Banca d’Italia ha fatto il suo ingresso nel palazzone neoclassico del Dipartimento al Tesoro dove si stava tenendo il summit dei Sette. Come da programma.
Dopo una nottata che deve essere stata densa di pensieri e riflessioni, Fazio decide che la scaletta dei suoi impegni washingtoniani deve andare avanti senza modifiche. Del resto, sorpreso durante lo scalo tecnico del suo aereo in Islanda dalla dichiarazione di sfiducia del governo, avrebbe potuto fare prua su Roma, rinunciando agli incontri del Fmi. Ma una volta arrivato nella capitale americana, non ha voluto modificare l’agenda. Così il governatore si è presentato all’incontro del G7, per la parte del summit riservata ai banchieri centrali nazionali, quando si discute dei mercati dei cambi. Nessun contatto fra ministro e governatore nelle sale della riunione. A separare i due al tavolo dei lavori, ha provveduto il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, sedendosi tra loro. Non erano certo sfuggite a Fazio le frasi di Tremonti sui giornali di ieri mattina, soprattutto quel «voglio vedere che faccia farà quando vede...». Ma la consegna del silenzio fra i collaboratori del governatore è totale, nessuna risposta, nessuna reazione, nulla di nulla. Nessun contatto neppure con Palazzo Chigi, come conferma lo stesso Berlusconi.
A Washington c’è anche Jean-Claude Trichet, per partecipare agli incontri finanziari del fine settimana. La Banca centrale europea conferma ancora una volta che la questione legata alle dimissioni del governatore italiano non è di propria competenza. Le dimissioni devono essere chieste dal Consiglio superiore della Banca d’Italia e non dalla Bce che «resta fuori dalla querelle politica», ricordano i collaboratori di Trichet. Di avviso opposto il ministro delle Finanze del Lussemburgo: «Quello di Bankitalia è un tema di cui dovrebbe discutere la Bce, non sta ai ministri commentare la situazione», afferma Juncker. Francoforte non è d’accordo, potrebbe però chiedere a Fazio ancora altre informazioni sul caso Antonveneta.
Il Consiglio superiore di Bankitalia si riunisce la prossima settimana, giovedì 29, ma si tratta di un incontro di tipo ordinario. Il rischio è che la situazione di stallo, oggettivamente causa di imbarazzo per tutti i protagonisti ma anche dannosa all’immagine del Paese, duri ancora a lungo, ben oltre il weekend di tensione nella capitale americana. Tremonti riparte nel primo pomeriggio di oggi per l’Italia, dopo la riunione del Financial and Monetary Committee, l’organismo più importante del Fondo monetario. C’è una legge finanziaria da preparare in meno di una settimana e il governo ha anche il fiato sul collo da parte della Commissione europea. Fazio dovrebbe fermarsi fino a domani mattina, alla riunione del Comitato per lo sviluppo del Fmi.

Quindi anche lui si imbarcherà sul volo diretto a Roma, per affrontare all’arrivo una questione altrettanto delicata: il futuro della Banca d’Italia (e il suo).

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