Lultima cosa di cui avevano bisogno le compagnie aeree in tempi di crisi era questa influenza suina che ha creato il panico attraverso il mondo. Il periodo di ristrettezze globale, infatti, aveva già fatto segnare questanno agli operatori del trasporto aereo perdite pari a 4,7 miliardi di dollari secondo la Iata, International Air Transport Association.
È partita la corsa delle società dellaria per arginare, oltre alla diffusione del virus, anche i danni economici. La strategia centrale è: rassicurare il passeggero. Spuntano dunque sui voli per il Messico, Paese dal quale è partita la febbre suina, kit medici, il dottore di bordo, mascherine per ogni passeggero. Scompaiono invece coperte e cuscini.
Gli operatori temono possa ripetersi quello che è successo nel 2003, quando la paura globale della Sars fece crollare del 50 per cento il traffico aereo verso lAsia e del 24 per cento quello mondiale. Finora, però, sembra che la situazione non sia paragonabili a quella di sei anni fa e i vettori hanno sicuramente sviluppato una rapida capacità di reazione allemergenza sanitaria. In Europa, per esempio, in pochi hanno cancellato prenotazioni. È diverso il caso dellAmerica: Air Canada ha interrotto tutti i voli sulle sue tre destinazione in Messico fino al 1° giugno. La statunitense Continental Airlines ha deciso di utilizzare aerei più piccoli, facendo così scendere il proprio traffico del 40 per cento. Alcuni Paesi come Cuba, Ecuador e Argentina e Cina hanno cancellato i voli sul Messico. Ma sono molti i vettori che preferiscono ingegnarsi piuttosto che rimanere a terra. Air Alaska ha fatto sparire coperte e cuscini; la Cathay Pacific di Hong Kong ha permesso al proprio staff a bordo dindossare le mascherine. La Lufthansa garantisce la presenza sul suo volo per il Messico di un dottore.
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