Gian Piero Scevola
Il tormentone dellestate si chiama Izecson dos Santos Leite Ricardo, meglio conosciuto come Kakà che un giorno sì e un altro pure, malgrado le quotidiane smentite, è dato, da giornali e Tv spagnoli, con la camiseta del Real Madrid nella prossima stagione. Addirittura quella col numero 17 e sarebbe stato lo stesso giocatore a farlo sapere al Real. Perché è di ieri la notizia, lennesima (e non sarà lultima, statene certi) di TeleMadrid, che il padre del 24enne brasiliano, Bosco Leite, è stato a Madrid nei giorni scorsi per negoziare i termini del contratto col dg delle merengues, Mijatovic. Col trasferimento che dovrebbe essere perfezionato entro il 9 agosto, per evitare che Kakà giochi anche un solo minuto nei preliminari di Champions, cosa che gli impedirebbe di disputare le coppe europee col Real.
Peccato che lo stesso Kakà la risposta labbia data netta al Real: «Sono ancora qui, sono al Milan e ho firmato il prolungamento del contratto fino al 2011 prima di tutte le sentenze. Non ho parlato con nessuno né prima né dopo le decisioni prese durante il processo. Sono contento di restare al Milan e non ho mai pensato di andare via». Sembrerebbero parole definitive di totale chiusura, ma il condizionale è dobbligo perché in casa Milan cè comunque molta irritazione per papà Leite e per i suoi strani movimenti in quel di Spagna.
Per un Kakà che non lascia il Milan, cè un Cristiano Ronaldo che invece farebbe carte false per andarsene da Manchester. Non solo per la città, tra le più grigie del Regno Unito, ma per la vita dinferno che il giovane portoghese sta passando dopo il mondiale. Galeotta fu la partita tra lInghilterra e il Portogallo, quando Ronaldo fece notare allarbitro Elizondo che il compagno di club in Inghilterra, Wayne Rooney, andava espulso per un fallo a gioco fermo, avendo tirato una pedata nel basso ventre a Ricardo Carvalho a terra. Apriti cielo, Rooney venne cacciato e per Ronaldo è stato linizio di un incubo. Rientrato a Manchester, Ronaldo sè trovato, oltre a Rooney che gli ha tolto il saluto, la casa devastata da vandali, salvo poi ritrovarsi anche ripetutamente minacciato di morte con telefonate e messaggi da parte dei tifosi inglesi che non gli avevano perdonato la troppa solerzia nel far espellere Rooney.
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